ANDREA GIANNI
Economia

Freelance sul web per pochi euro, la giungla degli schiavi digitali

Boom di impieghi “comodamente da casa“, dal call center nella cameretta ai forzati dell’e-commerce

È aumentato il numero di persone che si guadagnano da vivere come partite Iva del digitale

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Operatori esperti "in sharing economy", selezioni che avvengono "solo mediante webinar dedicato". Professionisti dell’e-commerce, gestori in simultanea di decine di siti internet e pagine Facebook di aziende, call center con sede nella cameretta di casa. La rivoluzione nel mondo del lavoro innescata dalla pandemia ha provocato un boom di offerte di impieghi che si possono svolgere "comodamente da casa": le società risparmiano i costi affidando funzioni all’esterno e si è allargata la platea di “precari digitali“ pronti a fornire servizi per pochi euro. Il risultato è un dilagare del cottimo, anche per professioni che richiedono competenze ed esperienza. "I processi di home working innescati dalla pandemia da un lato hanno aumentato le opportunità e la base occupazionale consentendo a chiunque di lavorare da casa anche per clienti dall’altra parte d’Italia ma dall’altra stanno creando l’enorme problema dei lavoretti digitali", spiega Maurizio Del Conte, giuslavorista presidente di Afol Met, autore della legge che regola lo smart working. "Un fenomeno all’inizio marginale – sottolinea – che sta prendendo sempre più piede". Una gig economy digitale, dove per strappare pochi euro non bisogna pedalare sulle strade ma trascorrere ore e ore davanti a uno schermo.

"Sono laureato in Lettere ma ho sempre avuto la passione per l’informatica", spiega Filippo, 30enne milanese. "Mi guadagno da vivere come freelance – prosegue – gestendo siti internet e pagine Facebook aziendali, svolgendo attività tecniche e di consulenza per alcuni clienti. La pandemia ha accelerato la spinta delle aziende sul digitale ma le condizioni di lavoro, per chi non è una “firma“ del settore, rimangono critiche. Quando va bene guadagno 1.500-2000 euro al mese a partita Iva, ma capita di scendere sotto la soglia dei mille euro al mese. Il vantaggio è la possibilità di lavorare da casa e scegliere in autonomia gli orari. I clienti – conclude – li trovo soprattutto con il passaparola ma anche tramite annunci online".

Sui portali che incrociano domanda e offerta di lavoro fioccano le richieste. Sui social si moltiplicano gli annunci, quasi tutti propagandati con la promessa di ottenere lauti guadagni. C’è chi recluta persone per "inviare messaggi preimpostati e sondaggi comodamente da casa" e chi garantisce di "fare soldi grazie ai social media". Chiedendo informazioni sulla remunerazione si entra in una nebbia fitta, e le promesse si ridimensionano ai pochi euro di un lavoretto a cottimo. Alcuni chiedono il versamento iniziale di una somma per "avviare il business", altri propongono corsi online a pagamento. Una giungla dove convivono offerte di lavoro all’apparenza concrete anche se sottopagate e vere e proprie truffe.