Milano, 16 gennaio 2023 - Si sono messi in moto i trattori, ventisei anni dopo, per protestare. "Era il 16 gennaio del 1997 quando con una protesta di proporzioni storiche a Linate – ha sottolineato il presidente della Copagri Lombardia e dell’Apl Pianura Padana Roberto Cavaliere – riuscimmo a portare l’attenzione della politica e dell’opinione pubblica sulle numerose e ataviche problematiche che già allora mettevano a serio rischio la sopravvivenza di un comparto di fondamentale importanza per l’economia della Regione e del Paese".
"Dopo oltre un quarto di secolo - ha proseguito Cavaliere - e una dozzina di ministri dell’agricoltura di diverso colore politico, la zootecnia e gli allevatori sono alle prese con gli stessi problemi di allora, ovvero i costi alle stelle e una drammatica emorragia in termini di redditività, su cui pesa l l’annosa questione delle quote latte, mai sanata nonostante i recenti pronunciamenti della Corte di Giustizia UE". "In questo lasso di tempo, la mala gestione di una problematica storica ha fatto scomparire una parte significativa del tessuto produttivo zootecnico regionale, stimabile nell’ordine delle centomila unità; ancora oggi, a distanza di ben 26 anni, centinaia di aziende agricole che continuano a subire il blocco dei conti correnti a seguito della notifica di atti di pignoramento dei crediti verso terzi, con conseguenti e immaginabili effetti devastanti sulla produttività di tante aziende già provate dalla delicata contingenza del momento".
"È per tali ragioni che migliaia di allevatori della Lombardia e di altre regioni del Centro-Nord si sono radunati con i loro trattori all’idroscalo del capoluogo lombardo", ha spiegato Cavaliere, ricordando che "dalla Lombardia dipende circa la metà della produzione lattiero-casearia nazionale e che l’attuale congiuntura rischia di far scomparire oltre un terzo degli allevamenti della Regione, con la concreta eventualità di perdere 12-15 milioni di quintali di latte, pari al 10% circa della produzione nazionale, oltre ad arrecare gravissimi e irreparabili danni all’indotto, all’agroalimentare intero e al tessuto produttivo stesso del Paese".