Milano – La buona notizia è l’aumento della popolazione in Lombardia, e in particolare nella Città metropolitana di Milano, grazie anche all’immigrazione e ai trasferimenti da altre zone d’Italia, spinti dalle occasioni di lavoro. Quella cattiva è il progressivo invecchiamento che erode la quota di persone in età da lavoro: nei prossimi vent’anni gli over 65 cresceranno del 13,6% e costituiranno il 31,6% della popolazione lombarda, mentre invece la popolazione in condizione lavorativa (15-64 anni) subirà un calo fino al 7,8%, nonostante l’incremento della popolazione complessiva previsto per la regione (+2,4%).
Dati che aprono grossi punti interrogativi su stipendi, pensioni e tenuta del sistema produttivo nella “locomotiva d’Italia". Una fotografia che emerge da un’analisi dello Spi-Cgil Lombardia su dati Istat sulle previsioni dell’andamento demografico fino al 2042. Tra le regioni italiane solo la Lombardia, insieme all’Emilia Romagna e alle province autonome di Trento e Bolzano, registrerà un’espansione demografica fino al 2042, in controtendenza con il dato nazionale. Espansione che si concentrerà quindi nella Città metropolitana di Milano e in provincia di Monza-Brianza, territori che assorbiranno circa il 70% dell’incremento. Le uniche province che, secondo le previsioni, perderanno popolazione saranno quelle di Lecco, Sondrio e Varese.
La crescita della popolazione anziana, secondo una ricerca promossa dallo Spi Lombardia e condotta da Across Concept, è accompagnata da "importanti mutamenti in seno alle strutture familiari". La denatalità ha reso le reti di parentela sempre più strette e - grazie anche all’aumento della speranza di vita - più lunghe, cioè composte da un maggior numero di generazioni, ognuna delle quali vede, però, un numero decrescente di componenti. In un Paese il cui pilastro di cura dei grandi anziani è la famiglia, si assottiglia il numero dei familiari che sono in grado di fornire assistenza, mentre crescono i nuclei composti da una persona sola.
“Abbiamo bisogno di un sistema pensionistico più inclusivo ed efficace – spiega Sergio Pomari, della segreteria Spi Cgil Lombardia – che garantisca tassi di sostituzione adeguati e un tenore di vita dignitoso oltre alla protezione dalla povertà. Come dimostrano alcuni recenti studi citati nella nostra ricerca, se si separa la previdenza dall’assistenza risulta evidente che il nostro sistema pensionistico è sostenibile finanziariamente, anche considerando che su di esso gravano circa 59 miliardi di imposte (Irpef) che in molti Paesi dell’Unione Europea sono molto più basse". Secondo Pomari, "l’accesso al pensionamento dovrebbe essere differenziato e, soprattutto per quanto riguarda i giovani, dovremmo colmare gli effetti negativi della frammentazione contributiva, del lavoro atipico e delle carriere poco retribuite, compensando la disoccupazione involontaria e i periodi di formazione, e introducendo una pensione contributiva di garanzia".
Per i pensionati di domani, infatti, le previsioni non sono rosee. Gli under 35, secondo una ricerca del Consiglio Nazionale dei Giovani e di Eures, dovranno lavorare fino all’età di 73 anni e sei mesi per avere una pensione di 1.099 euro netti al mese. La combinazione tra discontinuità retributiva e stipendi bassi determinerà il ritiro dal lavoro soltanto per vecchiaia, con importi pensionistici prossimi all’assegno sociale.
"Sono dati che fanno riflettere – spiega Tomaso Greco, fondatore del movimento Adesso! – e indicano la necessità di una riforma pensionistica con lo sguardo rivolto verso le persone che in questo momento stanno lavorando o stanno per entrare nel mondo del lavoro. Lanciamo anche un’altra proposta, di semplice attuazione: una busta paga trasparente che permetta di conoscere, mese per mese, la quota dello stipendio che viene versata per la pensione. È anche una questione di democrazia". Il movimento, fondato per sensibilizzare sulle difficoltà degli under 40 legate al costo della vita, ha promosso una commissione per studiare la possibilità di un "salario minimo specifico per il capoluogo lombardo", sul modello di Londra.