Jessica Muller Castagliuolo
Economia

Milano Home, la fiera della casa reinventa il negozio: “Al centro il bello e le persone”

Un manifesto per le botteghe: “Sono vive, ma si punti sulle esperienze”. Necessario partire dai bisogni dei clienti prima ancora di pensare a vendere i prodotti

Milano Home

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Milano – Pensare al negozio come “luogo del bello” e “delle relazioni positive”, adatto anche a ripopolare quartieri e creare esperienze per chi acquista o passeggia per le città. Emanuele Guido ne è convinto: “La bottega o il negozio di prossimità non sono morti, ma lo è un modello superato che basa l’esperienza di acquisto solo sulla vendita”.

Il direttore di Milano Home, l’evento fiertistico b2b che si svolge da oggi a domenica a Rho negli spazi di Fiera Milano, spiega infatti che il dettaglio specializzato riveste ancora un ruolo cruciale nel tessuto sociale e urbano. E i numeri gli danno ragione. Dopo il debutto dello scorso anno, infatti, l’evento dedicato al settore del complemento d’arredo, dell’oggettistica e della decorazione per la casa, si apre quest’anno con il 30% degli espositori in più. Oltre 600 brand presenti nei quattro padiglioni con una forte presenza internazionale. Straniero il 34% degli espositori, provenienti soprattutto da Francia, Germania Spagna, Danimarca e Olanda, Stati Uniti e Giappone. Tema di questa edizione sarà “il Grand Tour”. “Aver avuto un feedback di mercato così positivo ci rincuora, vuol dire che quello che stiamo realizzando è ben condiviso da parte del mondo delle aziende produttrici”, aggiunge Guido.

Una visione raccolta in un vero e proprio Manifesto per il negozio indipendente: “È una traiettoria che abbiamo disegnato durante il 2024 insieme ai punti vendita con i quali ci siamo confrontati in occasione di oltre 20 incontri sul territorio”. Ma cosa mette nero su bianco questo manifesto? “Si dovrebbe innanzitutto partire da un punto fermo e dall’idea - spiega Guido - che il cliente non è un consumatore ma è una persona. Abbiamo potuto constatare che i format vincenti reinterpretano la funzione classica del punto vendita coinvolgendo le persone, partendo dai loro bisogni prima ancora di pensare a vendere i prodotti che hanno al loro interno. Le persone oggi sono alla ricerca soprattutto di esperienze uniche, particolari”. Un esempio, in tal senso, è “raccontare la tradizione ospitando i clienti a bere il caffè la mattina alle 10, quando magari il vero prodotto in vendita sono le tazzine”, racconta Guido.

Secondo il direttore è la logica del “prezzo”, dello sconto e del fuori tutto ad aver stancato chi acquista: “Più il negozio si trasforma in luogo di relazioni, scoperta, accoglienza e consulenza, più il prezzo sarà un elemento secondario del processo d’acquisto, perché è il risultato di un’esperienza vissuta con positività”. Un nuovo modello che attecchisce soprattutto tra i commercianti più giovani: “Approcciano le cose con particolare energia e sono dei casi di estremo successo. Tra i brand che presentiamo il 50% sono nuovi. È un ecosistema vitale che deve però imparare a fare rete e vivere il cambiamento in maniera positiva. Ecco perché vogliamo che chi partecipa alla nostra fiera torni a casa con nuove idee”.

L’approccio è quello della formazione, con più di cento incontri dedicati, per costruire una rete tra negozi che si contrappongono a un modello di business che favorisce l’importato e il distribuito a scaffale. “Va costruita un’alternativa sana e improntata alla sostenibilità, perché altrimenti diventeremo solo un mercato di destinazione di un prodotto importato e, dal nostro punto di vista, questo non è un grande valore”, conclude Guido, ricordando che i “negozi sono le antenne dei territori”.