I divari nel mondo del lavoro si riflettono sulle pensioni, perché le donne lombarde prendono in media cinquemila euro all’anno in meno rispetto agli uomini. Il 73% dei pensionati in Lombardia, donne e uomini, percepisce meno di 1500 euro netti al mese, con un importo lordo medio annuale di 25mila euro: dai 28mila euro all’anno della Città metropolitana di Milano ai 22mila euro della provincia di Sondrio. E la mancata perequazione, cioè la rivalutazione annuale degli importi in base all’aumento del costo della vita, ha colpito circa 710mila persone, circa il 27% dei pensionati lombardi: tra questi 457mila sono uomini, 253mila donne. Dati messi sotto la lente dalla Uil Pensionati Lombardia, pronta a scendere in piazza nell’ambito di una mobilitazione per chiedere provvedimenti per salvaguardare il potere d’acquisto.
“Sia nel 2023 che nel 2024 molti pensionati hanno subito un importante taglio alla perequazione degli importi – spiega Serena Bontempelli, segretaria generale della Uil Pensionati Lombardia –. Un diritto che è stato per due anni di seguito garantito solo agli importi fino a quattro volte il minimo, per gli altri la perequazione è stata ridotta fino quasi all’azzeramento. I pensionati non hanno “rinnovi contrattuali”, il cedolino è sempre uguale, mese dopo mese, anno dopo anno, mentre il costo della vita cambia e aumenta”. Un costo della vita alle stelle in una regione come la Lombardia, dove secondo gli ultimi dati Istat vivono oltre 2,6 milioni di pensionati, un cittadino su quattro. “In Lombardia sappiamo bene che una pensione di 1500 euro non è una pensione “da ricchi” – sottolinea Bontempelli –. Nella nostra regione gli anziani rischiano di non arrivare a fine mese, di non curarsi, quando vivono soli è probabile che versino in condizioni critiche, a rischio povertà”.
Il sindacato rilancia anche la proposta di un servizio civile volontario per i pensionati che hanno intenzione di dedicare parte del loro tempo libero per attività utili alla collettività. Pensionati come Mario G., 68 anni, che fino al 2022 lavorava per una cooperativa sociale con uno stipendio netto di 1500 euro al mese. Alle difficoltà economiche - con un assegno di 1100 euro al mese per vivere, pagare le bollette e le altre spese - si è aggiunto anche il rischio di cadere nella depressione. La solitudine, la mancanza di motivazioni per alzarsi dal letto la mattina. Mario ha trovato un rimedio grazie al volontariato, a un’attività socialmente utile organizzata dal Comune, per impiegare i pensionati nel controllo della raccolta differenziata nel quartiere offrendo un rimborso di 300 euro al mese. “La città offre tante opportunità di volontariato – si chiede Mario – ma perché non renderle strutturali? Perché non realizzare quel progetto di invecchiamento attivo che tutti teorizzano e auspicano ma a cui nessuno mette mano?”.