ANDREA GIANNI
Economia

La Borsa Italiana sciopera per la prima volta nella storia: “Parigi comanda, noi relegati ai margini”

Trasloco del centro decisionale di Milano, il nodo dei salari per 300 operatori. I sindacati: “Qui rischiamo tagli, si sono create situazioni di sfruttamento dei lavoratori”

Il Palazzo Mezzanotte, l'edificio che ospita la Borsa Valori di Milano, in piazza degli Affari

Il Palazzo Mezzanotte, l'edificio che ospita la Borsa Valori di Milano, in piazza degli Affari

I dipendenti di Borsa Italiana preparano bandiere e striscioni, per il primo sciopero nella storia del gruppo ora parte di Euronext. Giovedì, dalle 14 alle 17, manifesteranno tra Palazzo Mezzanotte e il Dito di Cattelan in piazza Affari, nel cuore pulsante della finanza italiana, per chiedere rispetto per i loro diritti. Una prova di forza in vista dell’incontro, previsto per il 3 luglio, tra i sindacati e il ministro delle Imprese e del Made in Italy Adolfo Urso, che ha preso in mano il delicato dossier sul futuro di un asset strategico.

"Il processo di integrazione in Euronext partito nel 2020 va raddrizzato – spiega Gabriele Poeta Paccati, segretario generale della Fisac Cgil Lombardia – perché, oltre allo spostamento del centro decisionale a Parigi e alla perdita di importanza di Milano, si sono create situazioni di sfruttamento dei lavoratori. Siamo preoccupati per il futuro, perché questa riorganizzazione potrebbe portare a pesanti tagli del personale". Attualmente lavorano per Borsa Italiana circa 300 persone - su un totale di quasi 800 dipendenti di Euronext a livello nazionale - che "con la loro attività tengono in piedi i mercati".  

Una vertenza che si inserisce in un periodo travagliato per operatori dietro le quinte di un’attività che affonda le radici nel 1808, quando la Borsa di commercio di Milano fu istituita dal decreto del vicerè Eugenio Napoleone. Tornando ad anni più recenti, il 1998 segna la nascita, a seguito della privatizzazione dei mercati di borsa, della società Borsa Italiana Spa, con sede a piazza Affari. Il 23 giugno 2007 entra a far parte della holding London Stock Exchange Group. Nel 2021 un altro passaggio chiave nella storia di piazza Affari, con l’acquisizione del gruppo Borsa Italiana da parte della Borsa paneuropea Euronext, che oltre a Milano controlla i listini di Parigi, Amsterdam, Bruxelles, Lisbona, Dublino e Oslo.

E qui si colloca quel “punto di rottura“ che ha portato al primo sciopero nella storia della Borsa. "Siamo consapevoli della necessità di una unificazione dei mercati europei – prosegue Poeta Paccati – perché il mondo evolve. Il problema è come vengono governati questi processi, in settori che hanno un rilevante interesse pubblico". Milano, quindi, rischia di essere condannata a un ruolo marginale, al centro di decisioni prese oltreconfine.

Per questo i sindacati Fabi, First Cisl e Fisac Cgil, nel proclamare lo sciopero nell’ambito di una mobilitazione che coinvolge anche Monte titoli Spa, Cassa compensazione e garanzia Spa e Mts Spa, denunciano "il costante, sistematico e complessivo disinvestimento dall’Italia del Gruppo Euronext, e lo svuotamento dall’interno delle strutture italiane".

Una protesta che vede intrecciarsi le strategie di Euronext, con la "perdita di autonomia direzionale e strategica" delle società italiane del gruppo, e la questione salariale. Il gruppo, secondo i sindacati, non avrebbe corrisposto gli aumenti salariali previsti dal rinnovo del Ccnl del settore del credito, "ultimo di una serie di episodi che evidenziano la volontà di non voler proteggere il potere di acquisto dei lavoratori italiani". C’è poi la questione degli straordinari, del lavoro notturno, alla base di una storica protesta a Palazzo Mezzanotte, cuore della finanza dal 1932, quando Benito Mussolini inaugurò il palazzo costruito dall’architetto Paolo Mezzanotte (ora di proprietà della Camera di commercio di Milano) per riunire in un unico edificio la Borsa Valori e le Borse Merci. Palazzo che nel 2022 ha rischiato di dover dare addio alla Borsa per un piano di Euronext, poi non andato in porto, per trasferire gli uffici in un’altra sede meno costosa.