LAURA LANA
Economia

Sciopero alla Coca Cola: “Carichi di lavoro insostenibili, così non viviamo più”

Presidio dei lavoratori della rete commerciale davanti al quartiere generale a Sesto San Giovanni. Le loro testimonianze e la replica della multinazionale: “Stupiti da questa protesta”

Presidio dei lavoratori per gli eccessivi carichi di lavoro

Il presidio dei lavoratori della rete commerciale Coca Cola Hbc Italia per gli eccessivi carichi di lavoro a Sesto San Giovanni

Sesto San Giovanni (Milano) – “Dovrei occuparmi dei contatti con la distribuzione, delle vendite, di tutta questa parte più commerciale. Invece, mi ritrovo a dover allestire i corner nei supermercati e a caricare e scaricare tutta l’attrezzatura, i banner, gli scatoloni”. Giuseppina Manca lavora in Coca Cola da 27 anni. Oggi, martedì 24 settembre, era in piazza Indro Montanelli al presidio che è stato convocato dalle organizzazioni sindacali per dire “basta” a carichi di lavoro non più sostenibili.

Presidio dei lavoratori per gli eccessivi carichi di lavoro
La protesta dei lavoratori della Coca Cola a Sesto San Giovanni

“Faccio l’architetto e il muratore, praticamente – ironizza -. La mia giornata tipo? Esco da casa alle 7,15, uso la pausa pranzo per inserire gli ordini o per occuparmi degli espositori. Parcheggio l’auto sotto casa non prima delle 17,30 e, in estate, sempre dopo le 18”. Un tour de force non più sostenibile per lei e per gli altri addetti, di ogni settore, che oggi hanno incrociato le braccia. I carichi di lavoro eccessivi sono alla base dello sciopero di otto ore che ha coinvolto oggi i lavoratori della rete commerciale di Coca Cola Hbc Italia.

L’agitazione, proclamata livello nazionale dai sindacati di categoria Fai Cisl, Flai Cgil, Uila Uil, ha visto anche un presidio davanti al quartier generale dell’azienda a Sesto San Giovanni. “Dopo una trattativa avviata nel mese di novembre dello scorso anno, i confronti avuti e il percorso intrapreso non hanno portato al raggiungimento dell’obiettivo alla base della mobilitazione – spiegano il coordinamento nazionale della rete commerciale e le segreterie nazionali di Fai, Flai, Uila, che hanno valutato insufficienti le proposte aziendali -. Le soluzioni individuate non accontentano i lavoratori in quanto non si vedono sostanziali riduzioni dei carichi di lavoro nel breve e nel medio-lungo termine”. Il tema è oggetto di discussioni con l’azienda da anni e “gli impegni più volte enunciati nei confronti dei sindacati sono rimasti lettera morta – denunciano le sigle -. Anzi, gli obiettivi di vendita e le attività affidate ai promoter sono continuamente aumentate, costringendo spesso le lavoratrici e i lavoratori a dover lavorare oltre il normale orario di lavoro”. Lo racconta anche Manca. “Abbiamo una pausa pranzo di un’ora e mezza, ma non la fa quasi nessuno perché altrimenti non riusciremmo a svolgere tutto il lavoro della giornata. Oltre ai chilometri percorsi ogni giorno, questo surplus ci fa arrivare devastati ogni sera”.

La misura è ormai colma, avvisano le segreterie nazionali unitamente al coordinamento della rete commerciale. “È necessario che l’azienda inverta immediatamente la tendenza, restituendo alle lavoratrici e ai lavoratori ritmi e carichi di lavoro che consentano il necessario bilanciamento tra lavoro e vita privata”. Anche Giorgio Canepa, Rsu Uila, lavora in Coca Cola da 30 anni. “È come avere un bicchiere pieno, che ora è straripato e l’azienda non chiude il rubinetto. Ci siamo seduti al tavolo tante volte, ma la società dà indicazioni solo per svuotarlo un po' – lamenta Canepa -. Vogliamo tornare a essere fieri di lavorare in questa azienda. Servono obiettivi reali e un piano di assunzioni”. Troppi pochi addetti per troppe mansioni, che continuano ad aumentare, dice il delegato Rsu. “Nei tempi migliori eravamo 1.300. Ora siamo rimasti circa 800. Nessun licenziamento, ma fuoriuscite non totalmente rimpiazzate. In questi anni la società ha comprato tanti brand ma non ha assunto nuovo personale. È come se lavorassi per cinque aziende. Gli obiettivi sono sempre più alti e siamo in difficoltà per assolverli, sempre di corsa e col rischio anche di infortuni”.

La replica

L'azienda, in una nota stampa, si è detta "stupita dall'iniziativa di protesta. Il benessere dei dipendenti è di primaria importanza per Coca-Cola HBC Italia e prendiamo questo tema molto seriamente: la questione è stata oggetto di una lunga e ininterrotta discussione iniziata lo scorso anno nell'ambito del contratto collettivo aziendale, che ha portato prima all'individuazione e all'adozione di iniziative". Ad esempio, l'introduzione di giorni di riposo extra per i lavoratori e, più recentemente, "l'individuazione di ulteriori soluzioni volte ad agire sui carichi di lavoro sia nel breve che nel lungo periodo. Quest'anno, inoltre, l'azienda ha celebrato gli importanti risultati raggiunti dalla forza vendita, riconoscendo un premio speciale a tutti i lavoratori. Ci auguriamo di poter riprendere al più presto il dialogo che è stato unilateralmente interrotto".