REDAZIONE MILANO

Sciopero Enel, cosa succede venerdì a Milano

Perché protestano e cosa chiedono i lavoratori del colosso italiano dell’energia che in Lombardia conta 3.200 dipendenti

Una sede operativa di Enel

Una sede operativa di Enel

"Piano industriale inadeguato, carenza di investimenti in energie rinnovabili, esternalizzazioni che penalizzano il servizio e le condizioni di lavoro". Sono alcune delle motivazioni che hanno spinto Filctem Cgil, Flaei Cisl, Uiltec Uil a proclamare lo sciopero nazionale di lavoratrici e lavoratori di Enel, l'azienda italiana dell'energia elettrica che, a detta dei sindacati, "riduce il costo del lavoro e appalta i servizi a discapito di cittadini e addetti ai lavori". A Milano i dipendenti sono circa 1.800, in Lombardia 3.200 su un totale di 30mila dipendenti a livello nazionale.

Il presidio

Venerdì 8 marzo a Milano, in concomitanza con lo sciopero, è convocato un presidio regionale alle 9.30, in piazzale Cadorna angolo via Carducci, accanto alla sede Enel.

Le motivazioni

Al centro della vertenza "le esternalizzazioni, turni, carenza reperibilità nell'area distribuzione; la carenza di investimenti in energia rinnovabile; la generazione termica: abbandono dei siti esistenti; il Mercato ed Enel X, nessuna visione di sviluppo e abbandono dei perimetri di business; ridimensionamenti, assenza nella manutenzione; delle sedi, taglio ad un accordo storico sullo Smart Working nelle aree di staff".

Landini

"La Cgil sostiene pienamente lo sciopero delle lavoratrici e dei lavoratori di Enel”. Così il segretario generale della Cgil, Maurizio Landini. “Uno sciopero che - sottolinea il leader della Cgil - rivendica una diversa strategia industriale fondata su un adeguato piano d'investimenti, un rafforzamento dell'occupazione ed un modello organizzativo capace di valorizzare le professionalità”. “L'8 marzo - conclude Landini - saremo al fianco delle lavoratrici e dei lavoratori di Enel in tutte le iniziative che si organizzeranno in concomitanza dello sciopero e lo saremo nelle prossime settimane per ottenere sia da parte dell'Azienda che da parte del Governo un cambiamento significativo delle strategie industriali”.