FEDERICA PACELLA
Economia

In teatro va in scena la disparità di genere: solo il 35% degli operatori è donna.

La ricerca, la prima sul tema, è di Amleta e Università degli Studi di Brescia. Registe e drammaturghe sono sottorappresentate rispetto alle interpreti

Le attrici Irene Carossia e Luisa Caglio protagoniste di uno spettacolo a Lissone

Le attrici Irene Carossia e Luisa Caglio protagoniste di uno spettacolo a Lissone

Brescia – Un sipario di cristallo che non solo genera discriminazioni verso le donne che hanno scelto di fare del teatro la propria professione, ma alimenta anche una narrazione che consolida stereotipi e pregiudizi. Eppure i dati sono eloquenti: nei teatri nazionali e nei teatri di rilevante interesse culturale, le donne rappresentano solo il 35,1% della forza lavoro del settore teatrale, con una presenza che varia in modo rilevante a seconda del ruolo considerato, del tipo di teatro e del tipo di sala.

La fotografia, la prima nel suo genere, è stata realizzata grazie alla collaborazione tra l’associazione Amleta e l’Università degli Studi di Brescia che, come ricordato dal prorettore per l’impegno sociale per il territorio Carlo Alberto Romano, ha previsto azioni di prevenzione su discriminazioni e violenza di genere all’interno del suo piano strategico. "Il teatro – sottolinea Mariasole Bannò, presidente della Commissione Genere di UniBs e responsabile scientifica della ricerca – ha la capacità di rappresentare la complessità umana. La sottorappresentazione delle donne, però, limita la possibilità di raccontare tutte le prospettive, perpetrando pregiudizi e stereotipi".

La scintilla che ha dato il via alla ricerca nasce dall’incontro con Amleta, associazione di operatrici teatrali che, durante il periodo Covid, ha iniziato a metter a fattor comune esperienze lavorative in cui era evidente la scarsa presenza di donne o l’uso frequente di stereotipi, soprattutto nei teatri più prestigiosi. In effetti, analizzando gli 8 teatri nazionali (Stabile di Torino, Emilia Romagna Teatro Fondazione, Associazione Teatro Stabile della Città di Napoli, Ente Autonomo del Teatro Stabile di Genova, Associazione teatro di Roma, Fondazione Teatro della Toscana, Teatro stabile del Veneto ‘Carlo Goldoni’, Fondazione del Piccolo teatro di Milano) e i 18 teatri di rilevante interesse culturale (Ric, tra cui Teatro dell’Elfo e Teatro Parenti a Milano, CTB a Brescia) è emerso che le registe, drammaturghe e adattatrici sono sottorappresentate rispetto alle interpreti, con il 21%, 29,1%, 26,8% e 39,7% sul totale. In generale, la presenza maggiore è in contesti dove il potere, la visibilità e lo status sono ridotti.

"Ma il teatro – sottolinea Eleonora Giovanardi, attrice co-fondatrice dell’Associazione Amleta – può essere strumento di lotta attiva efficace alla disparità di genere solo nel momento in cui diventa esso stesso un luogo in cui donne e uomini hanno pari diritti e pari opportunità". Aggregando i dati, è stato possibile anche stilare una classifica dei teatri in cui la partecipazione femminile e maggiore, e quelli in cui è minore. Al terzo posto, tra i più virtuosi, c’è il Ctb di Brescia. "Non abbiamo avuto preclusioni verso gli artisti – sottolinea Gian Mario Bandera, direttore centro teatrale Bresciano –. Credo che sia fondamentale lavorare sul teatro contemporaneo, rispetto a testi di secoli fa, quando la figura predominante era quella maschile".

Dalla ricerca di Amleta e UniBs, che ha considerato il periodo 2020-2024, è scaturita una graduatoria dei teatri, che non è stata volutamente diffusa per evitare strumentalizzazioni. Tuttavia, l’elenco e la ricerca saranno portati domani all’osservatorio di genere del Ministero della cultura e all’Agis, Associazione generale italiana dello spettacolo, con l’idea di poter agganciare l’erogazione di fondi ad un indice della presenza femminile, per accompagnare un cambiamento che non è più rimandabile.