ANDREA GIANNI
Economia

Turismo e servizi, i nuovi schiavi: meno di mille euro per un giovane su tre

L’identikit tracciato da una ricerca Uiltucs: per le donne stipendi inferiori del 25% rispetto agli uomini. aghe da fame, precarietà, sfruttamento e part time imposti nella città capitale delle disuguaglianze

Milano - Superare la soglia di mille euro al mese sembra un miraggio, per chi ne prende meno di 800 nella città con il costo della vita più alto d’Italia: Milano. Precari, lavoratori obbligati al part time, commesse, bariste, cameriere under 35 e dipendenti di società di servizi che lavorano anche negli appalti di ospedali, università, uffici pubblici. Schiavi nella macchina del turismo e degli eventi che ha ripreso a ingranare dopo il lungo stop imposto dalla pandemia, nella Milano capitale delle disuguaglianze. A fotografare i "poveri con il lavoro", con focus sul terziario che a Milano è di gran lunga il settore predominante, è uno studio della Uiltucs, in collaborazione con InNova Studi e Ricerche e Agsg. Dal report emerge un quadro a tinte fosche, con stipendi che si abbassano e costi che si impennano: un lavoratore under 35 su tre guadagna meno di 1000 euro al mese, e il 23% anche meno di 780 euro. ll 28% dei lavoratori dipendenti dei settori del turismo, del commercio e dei servizi guadagna meno di 9 euro l’ora (per i giovani, la percentuale sale anche al 38%).

Nel comparto, poi, la retribuzione delle donne è inferiore del 25% rispetto a quella degli uomini. Stipendi che a Milano non permettono di arrivare alla fine del mese. "Il tema dei salari è al centro del dibattito, soprattutto con riferimento al salario minimo – spiega Paolo Andreani, segretario generale Uiltucs - ma la ricerca ci mostra come il vero tema da affrontare è il fatto che i salari sono praticamente fermi da 30 anni, se non in discesa". Sul fronte salari è sceso in campo anche il segretario generale della Cgil Maurizio Landini, ieri a Milano per il congresso della Filt, il sindacato dei trasporti della Cgil.

"I salari sono bassi, la gente a fine mese non ci arriva – ha sottolineato – e quindi è necessario mettere in campo politiche contrattuali, nel rinnovo sia dei contratti nazionali che dei contratti aziendali o territoriali". Ha ribadito la necessità di una "seria riforma fiscale" e di lavorare sul "tema di come si aumenta il potere d’acquisto reale dei salari e anche in alcuni casi delle pensioni. Credo che questa emergenza vada assolutamente affrontata". E, intervenendo sulla questione del Reddito di cittadinanza finito nel mirino della nuova maggioranza, "non è vero che qualsiasi lavoro proposto è accettabile". Il nostro Paese - secondo i dati riportati nella ricerca Uiltucs - ha visto sfumare il 9% del Pil e i lavoratori sono stati colpiti duramente, in particolare i più vulnerabili. La diminuzione del valore aggiunto è stata abbastanza uniforme in tutto il Paese, ma è stata più pesante nei servizi (-8,5%). Il valore aggiunto del turismo ha perso il 40,6% del suo valore, passando da 61 a 36 milioni. Nell’ultimo periodo invece il commercio, diminuito dell’8%, è tornato quasi ai livelli pre-Covid in un solo anno.

A Milano e in Lombardia i salari nel terziario sono generalmente migliori rispetto a quelli del Sud Italia, ma a pesare sulla bilancia è in questo caso il costo della vita alle stelle, a partire dalla casa. "Rinnovi contrattuali difficili, contratti pirata, inflazione, costo della vita, aumento delle materie prime – spiega Michele Tamburrelli, segretario generale Uiltucs Lombardia – rischiano di creare un cocktail micidiale nel quale rischiano di affogare i lavoratori più deboli e precari". Nel settore del terziario la precarietà si chiama anche “part time involontario”. "Migliaia di lavoratrici e di lavoratori che ambiscono ad un lavoro a tempo pieno ma sono assunti a tempo parziale – conclude il sindacalista – sottoposti al ricatto occupazionale di fare qualche ora in più per sbarcare il lunario".