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Icardi, prime parole da leader: "Atletico no grazie. Ho scelto l'Inter"

L'attaccante argentino alla presentazione della nuova maglia: "Per diventare titolare c'è da correre a cento all'ora, ma quest'anno vorrei giocare di più" di Francesca Cozzi

Icardi durante una partita

Milano, 9 luglio 2014 - C'era una volta un attaccante dell’Inter che si vedeva più sui social network avvinghiato all’amata, di quanto sul campo da calcio. Ma di quel personaggio nell’Icardi accorso ieri mattina allo Store Solo Inter per presentare la nuova maglia 2014-2015, non c’è più traccia. O almeno così sembra a sentirlo parlare. Carico, entusiasta, sicuro. Ora Maurito non è più solo una promessa-scommessa: è un calciatore per cui il club è disposto a rinunciare a milioni di euro offerti dall’Atlatico Madrid. Perché su di lui si costruirà la Beneamata del futuro.  Offerte. Thohir ha sentito le cifre proposte dagli spagnoli (più di 20 milioni di euro), ha tirato un sospiro e ha gentilmente declinato. Stessa reazione di Icardi: «L’Atletico è una grandissima squadra. Quest’anno ha fatto molto bene e Simeone l’ha portata in alto a lottare con Barcellona e Real. Sicuramente il loro interessamento fa piacere, ma io voglio restare. Ho altri quattro anni di contratto e voglio dare il meglio. I soldi non mi interessano, tengo molto all’Inter e sono felice. Anzi, se arriva un rinnovo ancora meglio». Chiaro e diretto, come il secco “no” rifilato al Cholo. Obiettivi. Anche il presidente ha capito che per rifondare la squadra serve tempo. La Champions 2016 traguardo obbligato fino a qualche mese fa è stata accantonata. E ci si domanda dove potrà arrivare l’Inter quest’anno. L’attaccante temporeggia: «Abbiamo iniziato a correre solo da tre giorni e manca ancora un mese di ritiro. C’è voglia di fare bene in Europa League, senza dimenticarsi le altre competizioni. È ovvio, ci piacerebbe arrivare in Champions, ma quando inizierà la stagione vedremo cosa saremo in grado di fare». Dal canto suo, qualche soddisfazione Maurito vuole togliersela: «Vorrei giocare di più, l’anno scorso c’è stata la pubalgia a bloccarmi e mi da ancora un po’ di fastidio. Ma spero di segnare parecchi gol».  Rivoluzione. I grandi campioni hanno detto addio. A fine agosto non ci saranno più i senatori del triplete. Cambiamenti importanti che possono destabilizzare lo spogliatoio. Icardi però tranquillizza tutti e sprona i compagni a replicare i successi del passato. «C’è un po’ di tristezza perché non abbiamo più questi grandissimi giocatori. Siamo rimasti cinque argentini e i principali sono Palacio, Campagnaro e Alvarez, non io. Ma vogliamo scrivere la storia come hanno fatto coloro che ci hanno preceduto». Sono dichiarazioni umili, di un ragazzo pronto a sudare conscio che è il gruppo a fare la differenza. Evoluzione. Sembra quasi che Icardi sia maturato parecchio nelle ultime settimane. E l’Inter ha investito su di lui. È la metamorfosi della giovane promessa ora affermata. L’argentino, però, frena gli appellativi: «Non sono il titolare. C’è Rodrigo (Palacio ndr) che l’anno scorso era unica punta. Per entrare nell’undici titolare bisogna lavorare duramente e correre a cento all’ora per essere al meglio». Distrazioni. Certo, correre. Magari evitando di trattare questioni delicate e private su Twitter. Con Wanda si è giurato amore eterno, forse è davvero arrivato il momento di mettere la testa a posto. «Il matrimonio mi ha maturato. L’anno scorso si è parlato molto della mia vita privata, ma non ci ho mai fatto caso. Penso solo a fare gol». Consigli. Alla fine però si sbilancia e lancia un messaggio a Thohir per il mercato. «Mendel? È un grande giocatore in mezzo al campo. L’ho visto in nazionale, corre tanto». A buon intenditor...