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Sesso e rock by Lenny Kravitz, tatuaggi e allusioni per scatenare le fan

Il concerto è lunedì 10 novembre al Mediolanum Forum. Sul palco 'Trut', il lavoro del rilancio dopo un periodo stanco di Andrea Spinelli

Lenny Kravitz in Strut

Milano, 9 novembre 2014 - Niente zip per Lenny. Sulla copertina del singolo Sex, secondo estratto dall’ultimo album Strut, Kravitz strizza l’occhio alla scandalosa cover di Sticky fingers degli Stones, mettendo in mostra il tanto bramato rigonfiamento pelvico inguainato dentro un paio di attillatissimi pantaloni di pelle senza però la chiusura lampo applicata da Andy Warhol sulla prima edizione del leggendario album di Jagger & Co. L’ennesimo esibizionismo di una tra le rockstar più narcisiste del pianeta, in arrivo domani al Forum di Assago per scatenare le tempeste ormonali di almeno due generazioni di fans. Tutto esaurito con settimane d’anticipo, ça va sans dire. E questo anche se ormai il figlio del produttore ebreo-americano Sy Kravitz e di Roxie Roker, indimenticata Helen Willis della sit-com I Jefferson, è tenuto a fare i conti come sex symbol con quei cinquant’anni compiuti in primavera e come popstar con album che da qualche tempo non sembrano più incontrare i gusti delle folle oceaniche che gli hanno permesso di vendere 40 milioni di dischi e di mettere in bacheca quattro Grammy Awards.

Lenny punta troppo sui muscoli, sui tatuaggi, sui piercing (perfino lì dove non batte il sole), e sul glamour di una galleria di bellissime fiancée bionde e vaporose che va da Vanessa Paradis a Nicole Kidman, passando per Kylie Minogue o la top-model Adriana Lima, e troppo poco su un pop-soul dalle robuste radici funk alla Sly Stone, cui assomiglia pure fisicamente, dei suoi album di maggior successo. Dischi come Are you gonna go my way o Lenny evocati oggi da motivi tanto sessualmente debordanti quanto risaputi. Un sound che piace alla gente che piace come quello, appunto, di Strut, album molto ben confezionato che lo riporta Kraviz indietro nel tempo senza però hit del calibro di una Fly away, di Circus e, tantomeno, di una It ain’t over ‘til it’s over. La bellissima parigina tutta rossetto e tacchi a spillo che gli spara sul Point-Neuf dopo una notte di sesso estremo nel video di The chamber è l’emblema, un po’ stereotipato, della femme fatale che piace tanto a lui. La musica, d’altronde, rappresenta ormai solo una delle sue tante attività; attore col regista Gary Ross in Hunger Games, dove interpreta Cinna, lo stilista bisex di Jennifer Lawrence, e stilista d’interni per la sua Kravitz Design, azienda specializzata nella decorazione di case, condomini e alberghi altolocati.

Strut Lenny l’ha realizzato, con i consigli dell’amico-produttore Bob Clearmountain, nel suo buen retiro sull’isola caraibica di Eleuthera, Bahamas, dove possiede una bella casa con annesso studio di registrazione. Anche se, nonostante possegga pure un’azienda agricola da 400 ettari in Brasile, negli ultimi quattro anni ha spostato il baricentro del suo mondo a Parigi, nella casa da 15 milioni di dollari che ha nel 16° Arrondissement, lasciando quella di New York a Zoë, la figlia avuta venticinque anni fa dall’attrice Lisa Bonet. Un divo del jet-set a tutto tondo, con abitazioni da sogno, arene plaudenti, stuoli di fanciulle fuori dai camerini e un’unica, grande, domanda: specchio delle mie brame chi il rocker più cool del reame? 

di Andrea Spinelli