
Luca Imprudente, in arte Luchè
"L’idea me l’ha data la televisione" ammette Luca Imprudente, pardon Luchè, 41 anni, parlando del suo nuovo album “Dove volano le aquile” nel quartier generale della Sony Music in via Imbonati. Nell’attesa di dargli una valenza live in concerto il 21 novembre al Forum di Assago, il rapper si regala 16 nuovi brani impreziositi dalle presenze di Elisa, Etta, CoCo, Ernia, Marracash, Madame, Geolier, Guè Pequeno e Noyz Narcos. "Sono entrato in sala mentre mia madre stava ascoltando l’oroscopo alla tv e ho scoperto che il 2022 sarebbe stato un anno fortunato per il Capricorno che avrebbe volato in alto, dove volano le aquile. Così l’ho adottato come titolo: credo rispecchi l’ambizione della mia musica. Dopo tanti anni di rap e dopo aver rappresentato quel che ho rappresentato. Ho avuto successo, ma non abbastanza rispetto a quello che avrei meritato; penso che su alcune cose non mi sia stata fatta ancora giustizia".
Su quali?
"Per tantissimi anni sono stato la voce di una città molto difficile. Con Co’Sang, il mio ex gruppo, credo di aver raccontato Napoli forse come nessuno prima, attingendo ad una sincerità di strada capace di ispirare giornalisti come Roberto Saviano, che ha ammesso di aver scritto ‘Gomorra’ coi nostri dischi in sottofondo. Lungo il cammino sono caduto, mi sono rialzato, sempre e soltanto con le mie forze, senza svendermi".
Quanto salva del rap di oggi?
"Pur senza generalizzare, tanti nuovi talenti del rap italiano hanno avuto tutto subito e questo li porta a prendere le cose con leggerezza. Salvo solo un 30-40% di quel che si sente".
L’album è stato anticipato sui social da tre suoi testi letti da Belén Rodríguez, Alessandro Siani e Marco D’Amore.
"Conseguenza del lockdown. Nell’isolamento ho scritto un diario motivazionale per le persone che non sanno come affrontare momenti difficili, o con cui condividere stati d’animo".
Un tempo l’urgenza del rap era dire le cose, oggi spesso quella di arrivare al successo.
"È un po’ la conseguenza del dominio dei social network. Oggi perfino i barbieri cercano la notorietà sui social e i rapper non fanno eccezione. Ecco perché il 90% di loro è destinato a fallire. Il rap parla di noi, i problemi di cui soffre sono gli stessi della società. A cominciare dall’egoismo e dalla superficialità".
In un brano dice “la pace e l’armonia non m’hanno mai salvato”. E allora cosa l’ha salvata?
"Temo di non essermi ancora salvato. Mi sento ancora in bilico, in lotta con i miei demoni e con le cose che non mi piacciono della società. Anche se la grande voglia di vivere e la passione per la musica rappresentano grossi stimoli a provarci".
“D10S” è dedicata a Maradona e si apre con una suggestiva introduzione di Elisa.
"Avevo la melodia di Elisa già da un po’ e siccome stava a metà tra l’intro e la canzone, mi è sembrato giusto associarla ad un pezzo di un brano tenore. E questo doppia anima, questo stare tra cielo e terra, rispecchia un po’ la figura di Diego. Una leggenda giudicata fin troppo in vita sospesa tra paradiso e inferno che per noi napoletani ha significato tantissimo e in cui mi rivedo".