ANDREA SPINELLI
Milano

I Måneskin al Fabrique: "Salire sul palco è una cosa seria"

I loro sogni, un tour sold out e la voglia di crescere

I Måneskin

Milano, 22 novembre 2018 - Il 18 gennaio prossimo pure il chitarrista Thomas Raggi sarà maggiorenne e finalmente i Måneskin diventeranno una rock band adulta. Ma col singolo “Torna a casa”, unico argine allo strapotere in classifica di Salmo acchiappatutto, il quartetto romano ha dimostrato di sapercela fare anche solo con l’entusiasmo della giovanissima età. Un anno dopo X-Factor, Damiano David per stupire non ha più bisogno di un paio di stivali col tacco. Questo senza abbandonare la scelta dei piccoli passi che domani, sabato e il 20 dicembre porta il quartetto romano al Fabrique nell’attesa di tornare pure il 24 marzo, il 7 e il 9 aprile, dopo aver disfatto le valige del suo primo tour europeo. Ma il 6 dicembre saranno pure al Gran Morato di Brescia. Tutti show all’insegna del sold-out che ribadiscono il momento d’oro attraversato da Damiano, da Thomas, dalla bassista Victoria De Angelis e dal batterista Ethan Torchio. Settantadue anni in quattro e quindi “Il Ballo della Vita” (titolo del loro disco) è appena cominciato. «Il ballo fa liberare e perdere le sovrastrutture e la parte più spontanea e, quindi, vera di noi», spiegano. «È una celebrazione della vita».

Chi è Marlena, la musa a cui nella canzone chiedete di tornare a casa?

«Marlena è la figura di una donna in cui abbiamo voluto identificare la bellezza e la gioia di un messaggio che intendiamo dare. Un messaggio di libertà».

Fino a qualche tempo fa in scena il vostro limite principale era di natura tecnica.

«Abbiamo suonato per strada, nei piccoli club, e stiamo prendendo lezioni tutti e quattro. Viviamo la nostra crescita di musicisti come un processo naturale perché ci interessa mettere in piedi uno spettacolo in cui essere noi stessi. Salire su un palco è un lavoro molto serio».

È sempre stato così?

«Sì. Usciti da scuola provavamo per 8 ore al giorno, con dedizione totale. Se dietro quel che facciamo non ci fosse un grande lavoro, infatti, non saremmo così fieri e sicuri della nostra musica».

Nella musica che gira intorno c’è qualcuno che vi colpisce?

«Ultimo, ad esempio. Con lui abbiamo fatto pure amicizia. È un ottimo pianista, un bravissimo autore e una bella persona che fa le sue cose con amore».

Cosa volete raccontare al pubblico con il docu-film “This is Måneskin”?

«È un ritratto della band più vero del vero; si capiscono le dinamiche del gruppo, le dinamiche che ci sono fra di noi (litigi compresi), l’amore che mettiamo in quel che facciamo».

Il sogno?

«Vivere tutta la vita inseguendo un sogno; scorgere sempre una montagna più alta dietro quella che hai appena scalato».