Milano, 28 ottobre 2019 - È il giorno della verità. Oggi il Consiglio comunale di Milano scenderà in campo e prenderà posizione sul futuro dello stadio di San Siro e sullo sviluppo dell’area limitrofa. Milan e Inter chiedono a Palazzo Marino di pronunciarsi sull’«interesse pubblico» relativo al progetto da 1,2 miliardi di euro con cui i due club vorrebbero costruire un nuovo stadio nell’attuale parcheggio di San Siro e un distretto multifunzionale con centro commerciale e grattacieli per uffici e hotel dove ora c’è lo stadio Meazza.
I gruppi della maggioranza di centrosinistra in Consiglio sono ancora al lavoro per scrivere un ordine del giorno da indirizzare alla Giunta guidata dal sindaco Giuseppe Sala, che auspica un primo via libera al progetto dei club e oggi pomeriggio sarà in aula per votare l’odg. Nel documento, spiega il capogruppo del Pd Filippo Barberis, non ci sarà un sì netto all’interesse pubblico: «Porremo alcune condizioni alla Giunta per far sì che possa valutare se esiste o no un interesse pubblico per il progetto di Milan e Inter». Il Consiglio, in caso di ok all’odg del centrosinistra, darà un via libera all’esecutivo municipale per avviare una trattativa con le società per la realizzazione del nuovo impianto. Ma solo a determinate condizioni. Una serie di paletti che l’assemblea municipale è pronta a fissare e che presuppongono una modifica del progetto dei club. A partire dal no alla demolizione del Meazza, che invece Milan e Inter hanno indicato ai due studi di architettura rimasti in ballottaggio, Populous e Manica-Sportium. Dopo i pareri della Sovrintendenza e del Politecnico, contrari all’abbattimento, l’orientamento del Consiglio pare indirizzato a dire sì solo a un riutilizzo-riconversione con altre funzioni del Meazza, non all’eliminazione totale dello storico impianto. Una modifica non da poco del disegno rossonerazzurro.
Gli altri paletti? La riduzione delle volumetrie: l’attuale Piano di governo del territorio fissa un indice dello 0,35, il progetto di Milan e Inter punta sullo 0,63, quasi il doppio. Altra condizione che sarà inserita nell’odg: il Comune vuole garanzie economiche e finanziarie dalle società calcistiche che in caso di via libera al progetto i lavori siano completati anche se gli attuali vertici di uno o di entrambi i club decidessero di vendere il loro pacchetto azionario. Sempre sul fronte economico, il centrosinistra contesta il fatto che le società intendano pagare il diritto di superficie per l’area solo dal 33° anno in poi e che il contributo di 5,1 milioni di euro all’anno sia la metà dell’attuale affitto di 9,9 milioni versato dai club per il Meazza. Milano Progressista, con Natascia Tosoni, chiede che l’area di San Siro continui ad avere una vocazione sportiva e che vengano ridotti drasticamente gli spazi commerciali previsti nel progetto rossonerazzurro. Un ulteriore paletto inserito nel documento di maggioranza chiederà a Milan e Inter che nell’eventuale nuovo stadio il costo dei biglietti, o almeno di una parte di essi, resti popolare. L’odg dovrebbe ottenere un ampio consenso nelle file della maggioranza, ma alcuni esponenti del Pd preannunciano il loro «no»: da Carlo Monguzzi ad Alessandro Giungi fino a Milly Moratti.
L’opposizione, intanto, si divide. Forza Italia è pronta a votare un suo ordine del giorno che riconosca l’interesse pubblico al progetto dei club, ma, anche in questo caso, ad alcune condizioni. La prima è che il Meazza, «simbolo di Milano», venga tutelato «puntando a destinazioni museali». L’odg azzurro potrebbe integrare il documento della maggioranza, creando un fronte bipartisan per il sì che comprende Stefano Parisi. La Lega, invece, presenterà un documento per avviare il percorso per rendere «il Meazza patrimonio dell’Unesco», mentre il M5S, con Simone Sollazzo, preannuncia due odg: no alla demolizione del Meazza, sì al dibattito pubblico e al referendum cittadino.