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Omicidio Nataly, il 6 marzo l’autopsia. Dal Dna ed esami autoptici le prove per sconfessare la difesa di Pablo Rivas

Anzitutto, ma è una formalità, la conferma ufficiale dell’identità e poi soprattutto la causa della morte. Intanto sembra che l’uomo non abbia gettato il cadavere in un fosso nella zona di Cassano ma direttamente nell’Adda

Jhoanna Nataly Quintanilla Valle 40 anni, la babysitter salvadoregna scomparsa nel nulla venerdì 24 gennaio e ritrovata ieri nell'Adda

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Milano, 3 marzo 2025 – Se non ci sono dubbi che il corpo trovato ieri nell'Adda a Zelo Buon Persico nel Lodigiano sia di Jhoanna Nataly Quintanilla, la babysitter scomparsa nella notte tra il 24 e il 25 gennaio scorso dalla autopsia fissata per giovedì prossimo 6 marzo all'Istituto di medicina legale di Pavia si attendono molte risposte. Anzitutto dai test genetici la conferma dell'identità e dagli esami autoptici le reali cause della morte.

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Le “verità” (dubbie) di Rivas

Il compagno Pablo Gonzalez Rivas ha sostenuto di aver ucciso la donna involontariamente, spezzandole il collo durante un gioco erotico. Versione che non ha mai convinto gli inquirenti, secondo i quali la 40enne sarebbe stata uccisa - questa è l'ipotesi corroborata anche da testimonianze e analisi dei dispositivi - al termine di una lite, probabilmente a mani nude o con un coltello.

La relazione parallela

L'uomo, infatti, avrebbe avuto una relazione parallela con un'altra donna che vive in El Salvador (non l'ex moglie) e avrebbe voluto che lei andasse a vivere con lui nella casa in zona Bicocca. Abitazione che Nataly, come le avrebbe detto dopo che lei aveva scoperto quella doppia vita, avrebbe dovuto lasciare.

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Il borsone con il cadavere

Il borsone nero che avviluppava il cadavere trovato ieri è identico a quello che Pablo Gonzalez Rivas (fermato il 7 febbraio) quella notte aveva caricato in macchina, ripreso dalla telecamere di sorveglianza nell'inchiesta dei carabinieri del Nucleo investigativo di Milano, coordinata dall'aggiunta Letizia Mannella e dalla pm Alessia Menegazzo.

I depistaggi di Pablo

L'uomo, che avrebbe, secondo i pm, provato a depistare le indagini più volte, aveva detto di aver lasciato il borsone in un fosso nella zona di Cassano d'Adda. In realtà, potrebbe averlo gettato nell'Adda il 25 gennaio e la corrente lo avrebbe trascinato fino a Zelo Buon Persico, dove è riemerso ieri.