Milano – Sul caso urbanistica alla fine arriva l’assist di Gaetano Manfredi, presidente Anci e sindaco di Napoli di area progressista, al collega meneghino Giuseppe Sala: il decreto Salva Milano potrebbe essere considerato una norma solo transitoria in attesa dell’approvazione di una legge quadro nazionale sull’urbanistica. Il numero uno dell’Associazione nazionale dei Comuni italiani, ieri pomeriggio in commissione Ambiente del Senato, parla subito dopo Sala e propone una “exit strategy“ per lo stallo urbanistico provocato dalle inchieste delle magistratura su una serie di ristrutturazioni edilizie diventate nuove costruzioni. Una via d’uscita che, a quanto si apprende da Milano e da Napoli, è stata concordata dai due primi cittadini per provare ad ammorbidire i senatori del Pd, ma anche del centrodestra, e far passare il decreto senza modifiche e dunque senza necessità di farlo tornare alla Camera, dove è già stato approvato.
Il passaggio
La transitorietà non dovrebbe essere inserita nel decreto ma sarebbe implicita, visto l’impegno a lavorare subito su una legge quadro nazionale. Un accordo tra “gentiluomini“ tra centrosinistra e centrodestra. Ma ecco le parole del presidente dell’Anci: “L’auspicio è che la norma possa essere considerata transitoria e che, per garantire l’equilibrato bilanciamento degli interessi pubblici e generali in gioco e in modo che non ci siano degli usi distorti, si proceda ad una successiva e rapida riforma organica della materia. Come Anci ci auguriamo di essere coinvolti da subito nella elaborazione di un testo di riforma che abbia come finalità anche quella di introdurre principi di semplificazione nell’ottica di un costante riduzione del consumo di suolo”.
In Senato
Ma ripartiamo dall’inizio. In apertura dell’audizione in Senato sulle “Disposizioni di interpretazione autentica in materia urbanistica ed edilizia”, Sala difende l’operato urbanistico del Comune, avviato 13 anni fa dal sindaco Giuliano Pisapia e portato avanti dall’attuale primo cittadino. Una semplificazione delle autorizzazioni – più Scia che Piani attuativi – per accelerare le rigenerazioni urbane in città. Un “modus operandi“ che secondo il numero uno di Palazzo Marino ha consentito di riqualificare “20 milioni di metri quadrati di territorio milanese. Nel 2014 è stato fatto un censimento in cui c’erano 281 edifici ed aree degradate, nel 2020 erano 178 e adesso sono ancora in città 160, di cui oltre 120 interessati da interventi di riqualificazione. Ma alcuni progetti sono stati messi in crisi dalle indagini della Procura”. Per il sindaco di Milano, le inchieste hanno provocato lo stallo dell’edilizia cittadina e, nel 2024, la perdita di 165 milioni di euro di oneri di urbanizzazione, oltre al rischio di perdere 3 mila posti di lavoro.
Exit strategy
La via d’uscita – sempre secondo Sala – è che il Senato approvi il decreto Salva Milano già passato alla Camera, una norma che “non è un salvacondotto o un liberi tutti”, ma un’interpretazione autentica delle norme applicate dal Comune. Il primo cittadino, inoltre, sottolinea che “non abbiamo mai fatto nessun favore a nessuno e non c’è nessun sospetto sul fatto che qualcuno dei dirigenti abbia avuto qualche interesse personale in materia”. A domanda della senatrice di Italia Viva Silvia Fregolent su una legge speciale per Milano che consenta di farla uscire dallo stallo, Sala apre e risponde che “ci aspettiamo con tutto il lavoro fatto di arrivare” a una legge speciale per Milano (simile a quella di Roma, ndr).
Dal centrodestra, intanto, la senatrice di Noi Moderati Mariastella Gelmini auspica “una risposta urgente per sbloccare la paralisi”, mentre il segretario milanese della Lega Samuele Piscina punta il dito contro Sala, “responsabile dello stallo Salva Milano. Lasci la poltrona”.