GIULIA BONEZZI
Politica

Corsa al Pirellone, Sala gioca d’anticipo: “Io ci sono, ma ora tocca al Pd”. E si riapre il risiko candidature

A Palazzo Marino le riflessioni sul terzo mandato, il nome di Gabrielli e il cantiere centrodestra

Giuseppe Sala, sindaco di Milano, apre per la corsa alle regionali

Giuseppe Sala, sindaco di Milano, apre per la corsa alle regionali

Milano – Non esclude la possibilità di candidarsi a presidente della Regione Lombardia, il sindaco di Milano Giuseppe Sala: “Prenderei in considerazione anche tutto, potendo dare il mio contributo”, ha risposto a domanda precisa durante un’intervista a Radio24, pur chiarendo che se le prossime elezioni al Pirellone saranno nel 2028, a lui “mancano ancora due anni” alla fine del secondo mandato da sindaco. “Nella vita ho fatto le cose senza chiedere favori, dicendo: “Io ci sono“. Il punto è cosa vuole essere la sinistra e cosa vuol essere il Pd”, ha chiarito Sala. Tornando tuttavia ad escludere se stesso (e chiunque) per il ruolo di “federatore”: “Penso che non ci possa essere, deve essere il Pd ad avviare il discorso. C’è un elettorato moderato e conservatore, tant’è che Forza Italia prende un 10%, che è alla ricerca di un’offerta anche di centrosinistra”. E senza questi elettori, aggiunge, “è difficile vincere”.

Non a caso a centrodestra, tra i nomi per le Comunali di Milano 2027, è spuntato quello di Barbara Berlusconi (ipotesi smentita dall’interessata), ma al sindaco uscente è chiaro che non sarà lui a correre per un terzo mandato al momento impossibile in Italia, “e siamo l’unico Paese europeo. Ma i due partiti più grandi, FdI e Pd, sono entrambi contrari; per me è sbagliato ma non tornerò più sulla questione”. Anzi, “ho promesso alla mia parte di non intervenire sul tema del mio successore perché ho suscitato qualche mal di pancia”, rivela Sala quando gli chiedono del suo ex delegato per la sicurezza Franco Gabrielli (che ha smentito di volersi candidare): “È una persona di grande valore ed esperienza e umanamente è un gran piacere lavorare con lui - si limita a rispondere –. Lui dice di no, ma potrebbe avere un futuro in politica. Io lo spero”.

A proposito di sicurezza, l’apertura di Sala a una corsa al Pirellone ha mandato in fibrillazione gli avversari di FdI, dal deputato Marco Osnato al collega Riccardo De Corato che gli rinfaccia: “Siamo la città più pericolosa d’Italia”. Sala, da parte sua, rimarca che “la sicurezza è prima di tutto un diritto dei cittadini, non mi sono mai permesso di parlare di differenze tra percezione e realtà. Però dico ai milanesi: potete giudicare il mio lavoro specifico?” Cita le assunzioni di vigili urbani, la riorganizzazione: “Oggi ne abbiamo molti di più sulle strade di giorno e di notte, abbiamo triplicato gli arresti. Poi la sicurezza coinvolge anche le forze di polizia”, e “ogni dieci arresti fatti uno solo va in prigione. Io ho una capacità di incidere ridotta. C’è qualcuno che sulla sicurezza “urla” di più, ma ho qualche dubbio che possa davvero fare di meglio”.

Quanto a dossier di più stretta competenza comunale, Sala precisa che nella trattativa per la cessione di San Siro e dell’area intorno per il nuovo stadio “non c’è nessun ultimatum” a Inter e Milan, “ma siccome entrambi vorremmo concludere entro le vacanze estive noi pressiamo sui tempi. Rassicuro i milanesi che i diritti volumetrici sono quelli previsti, non regaleremo niente”. Sul fronte del Salva Milano, e dei cantieri bloccati dalle inchieste, “ho visto un documento di Anci del 1° marzo 2024 - osserva amaro Sala –. Un anno, povero Paese. Quello che chiediamo al Parlamento è un’interpretazione. Non ho mai visto un momento di debolezza così della politica”.