GIAMBATTISTA ANASTASIO E ANDREA GIANNI
Politica

Blocco dell’urbanistica, in Regione i dati del Comitato. Oltre 13mila famiglie a rischio: “Intrappolati in un incubo, non abbiamo più tempo”

I rappresentanti del sodalizio hanno sottoposto il report a Fontana e Comazzi. Il presidente: ora il Salva-Milano. L’assessore: il Comune faccia una ricognizione

Attilio Fontana e Gianluca Comazzi con i rappresentanti delle famiglie sospese

Attilio Fontana e Gianluca Comazzi con i rappresentanti delle famiglie sospese

Milano - Sono più numerose di quanto è emerso finora le famiglie che rischiano di pagare le conseguenze dell’inchiesta della procura di Milano sulle modalità con le quali il Comune ha autorizzato gli interventi immobiliari in questi anni. Abbastanza numerose da costituire una città nella città: 13.431 famiglie e 36.265 persone, più degli abitanti di Sondrio, più o meno gli abitanti di Bollate. Numeri calcolati dal “Comitato Famiglie Sospese Vite in Attesa“ e messi sul tavolo durante l’incontro avuto ieri, a Palazzo Lombardia, dai rappresentanti del sodalizio col presidente della Regione, Attilio Fontana, e l’assessore regionale al Territorio, Gianluca Comazzi.

“Ringraziamo il governatore per aver ascoltato le storie di chi da troppo tempo è intrappolato in un incubo. Sono famiglie che aspettano risposte non promesse e che non hanno il lusso di aspettare i tempi della politica. Servono azioni rapide e risolutive – dichiara Filippo Borsellino, promotore del Comitato, al termine dell’incontro –. Abbiamo illustrato una nuova e più ampia stima delle famiglie potenzialmente coinvolte dal blocco edilizio. Grazie al lavoro congiunto con alcune società di promozione e sviluppo immobiliare, è stato possibile stimare in circa 13.431 i nuclei toccati dall’emergenza. È un numero che ci aspettavamo perché da mesi raccogliamo dati, testimonianze, contratti e storie. E la dimensione di questo dramma è evidente”.

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Le contestazioni mosse dalla procura a Palazzo Marino riguardano tre ambiti: un improprio ricorso alla Segnalazione Certificata di Inizio Attività (SCIA) come documento sufficiente ad avviare i cantieri, interventi codificati come ristrutturazioni che dovevano invece essere codificati come nuove costruzioni (vista la portata della trasformazione subita dagli immobili) e, infine, una errata quantificazione degli oneri di urbanizzazione. Da qui il blocco di cantieri e progetti che ha messo in crisi chi vi ha investito. Nel report del Comitato si fa una prima distinzione tra “progetti già autorizzati” e “progetti da autorizzare”. Sul primo fronte si considerano tutti i progetti che rivelino “almeno una delle problematiche contestate dalla procura” e infine li si suddivide tra interventi “con lavori non iniziati, interventi in costruzione e interventi finiti da meno di 4 anni”. Quanto ai “progetti da autorizzare” ci si focalizza più semplicemente su quelli che hanno almeno uno dei problemi ravvisati dalla procura. Il quadro che ne emerge unisce, quindi, cantieri già sotto inchiesta e cantieri che potrebbero rientrarvi.

“Il numero dei soli appartamenti ora bloccati ammonta precisamente a 1.625, ma le stime compiute con costruttori e sviluppatori immobiliari portano il conto ad un totale di 4.167 famiglie già coinvolte, mentre se si considerano tutti gli edifici con almeno una delle problematiche contestate dall’autorità giudiziaria si arriva al numero enorme di 13.431 famiglie sospese. Siamo soddisfatti che sia stata ribadita la volontà politica di affrontare il problema – conclude Borsellino – speriamo che questa volontà si traduca in soluzioni praticabili in tempi brevi. Ogni giorno in più di attesa significa altro dolore, altra incertezza, altra ingiustizia”.

“Io – spiega Fontana – non ho potuto che ribadire la mia solidarietà a chi sta subendo un danno importante e ho ribadito quello che ho sempre detto: il Salva Milano, questo o in una forma diversa, deve essere assolutamente realizzato. Per due motivazioni: una di carattere specifico per le famiglie, anche perché i numeri dei nuclei senza casa sono di gran lunga superiori rispetto a quelli letti finora, poi perché è una questione che riguarda l’economia regionale: dal punto di vista del Pil, l’edilizia a Milano rappresenta più del 50% del settore di tutta la Lombardia”. Quindi Comazzi: “Chiedo al Comune di fare una ricognizione puntuale per capire di quante persone si sta parlando e su tutti i progetti che potenzialmente possono riguardare queste famiglie. Con questi numeri sarebbe una vera emergenza e già lo è. Sul Salva Milano la posizione di Forza Italia è chiara: deve andare avanti perché la priorità deve essere salvare le famiglie. Sono anche preoccupato dalla volontà del Comune di avviare una revisione del Piano di governo del territorio in questa fase: significherebbe non avere la serenità per farlo”.