MASSIMILIANO MINGOIA
Politica

Gabriele Albertini spinge il Salva Milano: “A Sala dico di fare come me, che avevo pronta una lettera di dimissioni”

L’ex sindaco: “Sono a favore del decreto, bisogna fare in fretta e Sala deve convincere il Pd. Il centrodestra tentato dalla spallata? Ci sta, però il governo Meloni dimostri senso dello Stato”

Gabriele Albertini e Giuseppe Sala

Gabriele Albertini e Giuseppe Sala

Milano – “Il decreto Salva Milano? Bisogna fare presto. Prima che sia troppo tardi e la situazione diventi irrecuperabile”. L’ex sindaco Gabriele Albertini ha le idee chiare su come far uscire Milano dallo stallo urbanistico provocato dalle inchieste della magistratura su alcuni progetti edilizi cittadini di ristrutturazioni diventate nuove costruzioni, autorizzate con semplici Scia e non con Permessi di costruire. “Io sono assolutamente favorevole al decreto Salva Milano, perché prevede un’interpretazione autentica delle norme. Mi piace anche il nome “Salva Milano“”.

Albertini, è d’accordo con la linea del sindaco Giuseppe Sala sull’urbanistica?

“Su questa vicenda si sta comportando in maniera “albertiniana", cioè con grande determinazione. Io dal primo giorno di mandato ho fatto sapere che avevo pronta una lettera di dimissioni in caso di mancato rispetto del programma elettorale. Il sindaco dovrebbe fare lo stesso...”

Sala, però, ha precisato che non farà passi indietro nel caso in cui non passasse il Salva Milano in Parlamento.

“Così facendo, viene meno la leadership del sindaco. Soprattutto se il suo partito di riferimento, il Pd, non sostiene la sua linea sul Salva Milano”.

Quali sono i rischi in caso di stop al decreto?

“Milano si sta fermando, gli investitori scappano a causa dell’incertezza sulle regole, i posti di lavoro nel settore vengono meno. La tragedia non riguarda, cioè, solo gli imprenditori i cui cantieri sono finiti nel mirino dei magistrati e le famiglie che hanno investito in quelle case. L’approvazione del Salva Milano farebbe chiarezza sulle regole e sbloccherebbe lo stallo. Ma se aspettano ancora un po’ – ribadisco – la situazione diventerà irrecuperabile”.

I partiti del centrodestra, viste le incertezze del Pd, hanno la tentazione di non appoggiare il Salva Milano. Ignazio La Russa dice “il Salva Milano è un Salva Sala”. Una mossa in vista delle Comunali del 2027? Meglio una scelta responsabile per Milano o il tanto peggio tanto meglio per motivi elettorali?

“Approvare il decreto Salva Milano sarebbe una decisione encomiabile. Un governo di centrodestra dimostrerebbe senso dello Stato, perché la norma riguarda una città governata da una sinistra con venatura verde-talebana. Certo che se la stessa parte politica di Sala ha titubanze, allora emerge la tentazione di dire “se non siete d’accordo voi, allora vi affondiamo. Se non volete salvare voi Milano, perché dovremmo farlo noi?“. Ma io non sottoscrivo questo atteggiamento e tanto meno un comportamento conseguente”.

Facciamo un passo indietro. Come funzionavano le regole urbanistiche durante i suoi due mandati in Comune?

“Noi abbiamo fatto una rigenerazione urbanistica che ha riguardato 11 milioni di metri quadrati, mettendoci dentro anche la Fiera di Rho-Pero, operazione connessa con CityLife. Per fare un paragone: le macerie della Seconda guerra mondiale riguardavano un’area complessiva di 3,5 milioni di metri quadrati. Per queste enormi operazioni urbanistiche di visione strategica della città la via maestra erano i Permessi a costruire, non certo le Scia”.

Le giunta Pisapia e Sala, invece, a fronte di interventi urbanistici di piccola e media grandezza, hanno deciso di semplificare e far utilizzare le Scia agli imprenditori. Condivide?

“Io sono un liberale, dunque sono favorevole al fatto che ci sia crescita e sviluppo e che si costruiscano edifici di pregio urbanistico. Ma c’è una cosa che eccepisco nelle scelte delle amministrazioni Pisapia e Sala”.

Quale?

“Era comprensibile che questo grande sviluppo urbanistico producesse un enorme aumento dei valori immobiliari, sia per palazzi esistenti che ancora da realizzare. Il risultato è stato l’effetto indesiderato dei prezzi troppo alti delle case per i cittadini che hanno messo risorse economiche. Se posso permettermi una critica alle giunte di sinistra, dunque, dico che non hanno pensato a correggere, non a fermare, lo sviluppo urbanistico”.

In che modo?

“Con un maggior numero di progetti che prevedano edilizia convenzionata”.

Nuovi progetti con o senza Scia?

“Le due cose non sono in contraddizione. Bisogna agevolare e semplificare gli investimenti, ma con progetti che prevedano edilizia convenzionata”.

Ultima domanda. L’architetto Stefano Boeri, firmatario del Bosco Verticale, è finito in guai giudiziari. Che ne pensa?

“Con Boeri ho un rapporto di reciproca stima. È stato uno dei protagonisti della rigenerazione di Garibaldi-Repubblica. Il Bosco Verticale ha ricevuto il premio Architettura di Chicago nel 2015. Mi ha stupito che Boeri, archistar italiana, non abbia ricevuto la dovuta solidarietà. Gliela do io, che sono di un’altra parte politica. Sono convinto che riuscirà a provare la sua estraneità dalle accuse a lui rivolte”.