MASSIMILIANO MINGOIA
Politica

Giunta, il Pd si smarca da Sala. L’affondo di Capelli: “Noi abbiamo chiesto un rimpasto ampio”

Il segretario dem contro il sindaco durante un vertice con i suoi: la squadra andava rivista

Alessandro Capelli e Beppe Sala

Milano – Giuseppe Sala da una parte, Alessandro Capelli dall’altra. Le linee politiche del sindaco e del segretario metropolitano del Pd sono distinte e a volte distanti.

Lo si è capito già da alcuni mesi e se ne è avuta conferma mercoledì sera, quando Capelli ha convocato la segreteria dem per fare il punto sul ricambio di Giunta comunale appena deciso dal primo cittadino. Durante la sua relazione, il segretario milanese del partito di Elly Schlein ha detto di aver chiesto "un rimpasto largo" al sindaco, cioè un ricambio ampio della squadra comunale che mettesse in discussione tutti gli assessorati, compresi quelli guidati da esponenti del Pd, e avesse come principale obiettivo il rilancio dell’azione politica dell’esecutivo comunale da qui alle elezioni comunali del 2027. Ma, come ormai noto, il sindaco ha deciso diversamente, sostituendo l’assessore alla Casa Pierfrancesco Maran, eletto all’Europarlamento, con l’avvocato ed ex presidente della Compagnia delle Opere Guido Bardelli (che ieri ha partecipato alla sua prima Giunta) e ridistribuendo qualche delega. Una sostituzione, non un rimpasto.

Chi ha ascoltato la versione di Sala, però, riferisce che la segreteria del Pd non è stata così esplicita come da parole di mercoledì sera di Capelli nel chiedere un vero rimpasto di Giunta. Non solo. Secondo un’altra indiscrezione, una volta capito che il primo cittadino, per rimpiazzare Maran, non avrebbe scelto un altro esponente del Pd, ma cercava un tecnico o un civico, i dem avrebbero fatto avere a Sala una lista con qualche nome papabile, non iscritto al partito, ma gradito da Schlein e compagni. Ma anche questa ricostruzione dei vertici del Pd non è del tutto confermata da Sala, il quale avrebbe raccontato che i nomi civici vicini ai dem non gli sarebbero stati segnalati da Capelli ma dall’ex assessore comunale e attuale capogruppo dem in Regione Lombardia Pierfrancesco Majorino, molto vicino alla Schlein. Il primo nome proposto da Majorino al sindaco sarebbe stato quello di Francesca Bria, l’economista italiana che è stata assessora alla Digitalizzazione e Innovazione della Giunta di Barcellona guidata dalla sindaca Ada Colau. Nome che però Sala, dopo aver parlato con Colau, ha scartato.

La decisione finale del sindaco è stata quella di sostituire Maran con Bardelli e di promuovere il capogruppo del Pd in Consiglio comunale Filippo Barberis come suo capo di gabinetto. Decisione ufficializzata lo scorso 20 giugno. A caldo, Capelli aveva fatto sapere con una nota che la posizione del Pd non era la stessa di quella di Sala ("noi avremmo fatto scelte diverse"), pur nel rispetto delle prerogative e dell’autonomia del sindaco. I vertici dem erano rimasti perplessi dalla scelta di Bardelli, un tecnico considerato non proprio vicino al centrosinistra, anzi forse più affine al centrodestra.

Mercoledì Capelli, davanti ai suoi, è andato oltre e ha spiegato che il Pd ha spinto per un rimpasto che provasse a rafforzare l’esecutivo in vista delle Comunali. Niente da fare. Non è la prima volta, comunque, che le differenti posizioni di Capelli e Sala emergono pubblicamente. Lo scorso 6 aprile, durante un incontro del partito allo Scalo Farini, il segretario del Pd aveva detto che "il ciclo iniziato nell’inverno 2010 (quando partì la campagna elettorale di Giuliano Pisapia, ndr) è finito e dobbiamo assumerci la responsabilità di un nuovo inizio". In pratica, la messa in discussione del Modello Milano. Affondo che Sala non ha gradito per niente, tanto che due giorni dopo aveva replicato così a Capelli: "Il Modello Milano non va archiviato, ma continuamente corretto. Io non avrei usato la definizione di ‘ciclo finito’".