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Slargo Sergio Ramelli ed Enrico Pedenovi a Sesto, La Russa: “Tutti i caduti siano faro per il futuro, anche quelli di segno opposto”

Il presidente del Senato nel Milanese per l’intitolazione dell’area al diciottenne morto il 29 aprile 1975 e all’ex consigliere Msi ucciso: "Non deve essere una memoria solo nostra, deve essere condivisa”

L'intitolazione dello slargo a Sesto

L'intitolazione dello slargo a Sesto

Sesto San Giovanni (Milano) – "Non deve essere una memoria solo nostra, deve essere condivisa": queste le parole del presidente del Senato Ignazio La Russa, intervenuto a Sesto San Giovanni (Milano) in occasione dell'intitolazione dello slargo fra via Cadorna e via Cavallotti a Enrico Pedenovi (consigliere provinciale dell'Msi di Milano ucciso il 29 aprile 1976) e Sergio Ramelli.

Sergio Ramelli
Sergio Ramelli

Domani, 29 aprile saranno cinquant'anni esatti dalla morte di Ramelli, militante del Fronte della Gioventù aggredito e ucciso da un gruppo di avanguardia operaia nel 1975. Per questa ricorrenza sono in programma una lunga serie di intitolazioni ed eventi non senza code polemiche, come già avvenuto con la nuova targa messa lo scorso 13 marzo (giorno esatto dell'aggressione) nell'istituto Molinari di Milano, la scuola che il diciottenne aveva frequentato.

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"Quello che vogliamo raccontare - ha spiegato La Russa oggi, intervenendo a Sesto San Giovanni - è che Sergio ed Enrico, ma anche i caduti di segno opposto come Fausto e Iaio, li possiamo ricordare come fari che illuminano il nostro futuro. Un futuro che ci auguriamo sia senza odio e di pacificazione, anche se c'è chi in questi giorni vorrebbe scimmiottare il passato e vorrebbe far rivivere frasi terribili come 'uccidere un fascista non è reato'. Noi confidiamo che il loro insegnamento abbracci gli italiani di qualunque segno politico siano".

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La seconda carica dello Stato ha ricordato che "Sergio era un giovane militante del Fronte della Gioventù che avevo visto l'ultima volta, tre giorni prima che venisse colpito, al cinema, era tre file dietro di me, era venuto a salutarmi. Il primo che capì che la scomparsa potesse significare un inno alla pacificazione, un inno al 'no all'odio', fu Indro Montanelli che fece un articolo in ricordo di Ramelli, indicandolo come vittima che apparteneva a tutti coloro che non condividevano quell'odio". Oggi a Novate Milanese è prevista l’intitolazione di un cippo, mentre martedì Cinisello Balsamo gli intitolerà una piazza e Trezzano sul Naviglio una via.