
REFERENDUM SULLE TRIVELLE
Milano, 15 aprile 2016 - Domenica 17 aprile, urne aperte dalle 7 alle 23, per il referendum nazionale "sulle trivelle". Il referendum, per la prima volta in Italia, è stato indotto su richiesta di nove consigli regionali. Per esprimere il proprio parere, occorre recarsi nel proprio seggio di residenza muniti di tessera elettorale e documento d'identità. . Verrà consegnata la scheda con il quesito e le due caselle 'SI' o 'NO'. Occorre barrare la casella prescelta ("SI" se si vogliono gli effetti del referendum, "NO" se non si vogliono). C'è anche la possibilità di astenersi non recandosi alle urne.
Ma di cosa tratta questo referendum? Gli elettori dovranno decidere se i permessi per estrarre gas naturale e petrolio in mare, entro 12 miglia dalla costa (circa 20 km), debbano durare fino all'esaurimento del giacimento (come avviene attualmente) oppure fino al termine della concessione (quindi prima che il giacimento si esaurisca, senza proroghe). Non cambierà nulla per le perforazioni oltre le 12 miglia, che proseguiranno, e nemmeno per le nuove perforazioni entro 12 miglia, già proibite. Se dovesse vincere il 'SI', le attività di "ricerca, prospezione e coltivazione" degli "idrocarburi liquidi e gassosi" entro le 12 miglia (si tratta di 21 piattaforme) continueranno fino al termine delle relative concessioni, poi dovranno cessare. La maggior parte delle scadenze si concentra tra 5-10 anni, le ultime invece riguardano scadenze tra circa 20 anni. Se dovesse prevalere il 'NO', quando sarà scaduta una concessione, la compagnia potrà sottoporre la sua piattaforme ad una Via (Valutazione di impatto ambientale) e chiedere l'autorizzazione a prolungare le attività fino all'esaurimento del giacimento. Come per tutti i referendum abrogativi, vige il quorum del 50%. Questo significa che il referendum avrà validità solo se si recherà alle urne più della metà degli aventi diritto al voto. L'astensione è dunque la strategia spesso scelta dai contrari ad un referendum. Ecco il testo del quesito.
Il referendum sta attraversando la politica, tra posizioni a favore, contrarie e astensione. Perché se il blocco del Sì è ampio, ci sono anche partiti - o correnti di maggioranza dei partiti - che spingono per l'astensione, per non arrivare al quorum necessario per renderlo valido. Tra i favorevoli ci sono il Movimento 5 Stelle, Sinistra Italiana, Verdi, Lega Nord, Fratelli d'Italia, Possibile, Altra Europa con Tsipras, singoli esponenti di Forza Italia e l'opposizione interna del Partito democratico. Oltre ai partiti, sostengono il sì anche diverse associazioni ambientaliste e sindacati. La maggioranza interna del Partito democratico ha invitato gli elettori ad astenersi. Così anche Scelta Civica e singoli esponenti di Forza Italia. Tra le sigle non partitiche citiamo i Federalisti Democratici e l'Associazione Italia Nucleare.
Stessa situazione per i candidati sindaco di Milanoche, per quanto la questione non sia comunale, sono chiamati a esprimere la loro posizione, visto che il referendum sembra aver assunto una valenza di prova di forza contro il governo Renzi, che invita a non andare a votare. Beppe Sala andrà a votare ma non ha ancora deciso se per il sì o per il no, Gianluca Corrado di M5S sceglie il Sì mentre Stefano Parisi rivendica l'astensione. A sinistra ci sono candidati che fanno campagna attiva per il Sì, come Basilio Rizzo di Milano in Comune e il Radicale Marco Cappato. A votare, domenica, ci andrà anche il sindaco Giuliano Pisapia: che, però, non ha fatto sapere se voterà a favore o contro l'abrogazione della norma.