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Elezioni, Sala: prima periferie e casa. Meglio anticipare di un’ora l’apertura del metrò

Mr. Expo: la mia Giunta esordirà al Giambellino di GIAMBATTISTA ANASTASIO

Giuseppe Sala, 58, nella redazione del Giorno (Newpress)

Milano, 16 giugno 2016 - Dalle periferie, con la scelta del Giambellino come cornice della prima riunione della sua Giunta, ai trasporti, con la riflessione sull’opportuntità di anticipare l’orario di apertura della metropolitana, fino alla questione islamica. Giuseppe Sala a tutto tondo. Il candidato sindaco del centrosinistra ieri è stato ospite della redazione de «Il Giorno».

Sala, sempre convinto della necessità di una moschea, visto quanto accaduto negli ultimi giorni? «Essere aperti e rivendicare il modello di una Milano accogliente non significa non far rispettare le regole. Non scherzo quando dico che sono favorevole all’apertura di una moschea regolare e controllabile e alla chiusura di quelle abusive, specie in presenza di situazioni acclarate quale quella di via Cavalcanti, dove si prega in uno scantinato 8 metri sottoterra. Accoglienza sì, ma nelle regole».

Il primo problema che affronterà da sindaco? «Quello delle periferie. Noi abbiamo pronti due piani d’intervento, uno da 100 milioni di euro per la manutenzione straordinaria nei quartieri e uno da 30 milioni per il recupero degli alloggi sfitti. Bisogna partire dal reperimento dei fondi. Ribadisco che il Comune ha il diritto di restituire la quota detenuta nella società Milano-Serravalle e che tale quota vale un centinaio di milioni. Attraverso questa soluzione o attraverso le quote detenute in altre partecipate, penso si possano trovare risorse con relativa velocità. Da manager, non da politico, sfido il governatore Roberto Maroni a fare altrettanto, a farsi un esame di coscienza e farci capire che vuol fare per gli alloggi popolari. Vorrei trasparenza sull’effettivo uso degli 80 milioni di euro che il Governo gira alla Regione per le politiche abitative».

Le periferie si sono rivelate il punto debole del centrosinistra al primo turno. Perché? «È un falso mito che il centrosinistra abbia perso nelle periferie. Cinque presidenze di municipio su nove sono andate al centrodestra, è vero. Ma è vero anche che 7 municipi su 9 hanno preferito me come candidato sindaco rispetto a Stefano Parisi. Premesso questo, i cittadini sono interessati a problemi che li toccano nel quotidiano: al quartiere Torretta abbiamo perso perché il piano di riorganizzazione delle linee dei bus non è piaciuto. Anche per questo voglio innovare il metodo di lavoro della Giunta rendendo più evidente il suo rapporto con i problemi reali della città. Prendo l’impegno di organizzare stabilmente una riunione di Giunta al mese in un quartiere della città. Partiremo dal Giambellino».

Visti i risultati, meglio rivedere le linee dei bus in periferia. «Dipende, quello della Torretta è un caso. Certo è che bisogna capire quanto costa portare i mezzi di superificie nelle zone più isolate e poi lavorare per far sì che possano essere servite meglio. Per quanto riguarda la metropolitana, non sono favorevole all’allungamento dell’orario di chiusura ma anticiperei l’orario di apertura, lo fisserei intorno alle 5 del mattino perché a quell’ora la domanda di trasporto è superiore a quella che si registra nelle ore notturne. A livello di manutezione si può fare, ci sono da valutare i costi».

Come immagina la Milano del 2030? «Immagino una città scandita da periferie più vivibili e da tanti luoghi di aggregazione. Una città che continua a investire in infrastruture e a scommettere sulla mobilità alternativa, una città modello in fatto di sostenibilità ambientale. E con i Navigli riaperti».

Perché tanta astensione al primo turno e come convincerà gli astenuti a votare ora? «Sull’astensione hanno agito tre fattori: era troppo scontato che si andasse al ballottaggio, il tema dei due manager ha creato confusione sulle caratteristiche dei due principali candidati e, infine, il ponte festivo. Domenica si dovrà fare una scelta tra destra e sinistra, una scelta di campo, e questo aiuterà a far tornare i milanesi alle urne. Penso che al ballottaggio l’affluenza salirà. Invito l’elettorato ad esserci anche per rispetto del percorso fatto, per rispetto delle primarie».

Ridurrà gli assessorati? «Ho avuto la tentazione di ridurlo ma ho cambiato idea una volta affrontata la questione da un punto di vista tecnico: il risparmio di costi sarebbe esiguo soprattutto se paragonato alle deleghe che avrebbe a quel punto un assessore».

Chi sarà la sua vicesindaco e a quali nomi sta pensando per la Giunta comunale? «La vicesindaco sarà donna. Di più non dico. Scaramanzia».

Cosa invidia a Stefano Parisi e cosa proprio non sopporta? «Mi infastidisce che Parisi voglia passare per l’uomo del cambiamento quando ha iniziato a lavorare nei palazzi della politica romana nel 1990 con De Michelis. E tanto meno rappresenta il cambiamento chi sta intorno a Parisi, basta guardare ai programmi. Mi fa sorridere, poi, che Parisi ad aprile a Rtl abbia dichiarato che l’Expo è stato un successo e che il sottoscritto ha fatto un ottimo lavoro mentre oggi va a dire che per organizzare l’Expo è bastato tirar su due capannoni, che è stata una fiera di paese. Gli invidio il fatto di essere trattato meglio dalla stampa».

Sente spesso Matteo Renzi? «Un giorno sì e uno no, per lui Milano è molto importante».

Che canzone vorrebbe sentire domenica in caso di vittoria? «“Milano” di Alex Britti, un cantante secondo me sottovalutato». giambattista.anastasio@ilgiorno.net