MASSIMILIANO MINGOIA
Politica

Veleni tra i due ex amici Renzi e Sala: perché i due politici ora si fanno la guerra

Il segretario di Italia viva: “Lui federatore dei riformisti? Se ha superato le sbandate per Verdi e Di Maio”. Il nodo è il rapporto difficile tra i leader “moderati“: Matteo teme un asse tra il sindaco e Calenda

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Il segretario di Italia Viva Matteo Renzi e il sindaco Giuseppe Sala: tra loro da tempo il rapporto è freddo

Milano – L’affondo è duro, una zampata da (ex) Rottamatore. Il leader di Italia Viva Matteo Renzi, in un’intervista di ieri su Avvenire, attacca il sindaco Giuseppe Sala, aspirante federatore di una futura forza politica liberal e riformista pronta ad allearsi con il Partito democratico di Elly Schlein: “Se Beppe Sala vuol dare una mano al centro riformista – superando le precedenti sbandate per i Verdi o per Di Maio – è il benvenuto. Credo che il modo più concreto che ha per aiutare sia tenere Milano più sicura di com’è oggi. La sicurezza è un valore centrale nel progetto del centro riformista, come pure il no a nuove tasse e l’attenzione al mondo cattolico”.

Velenoso, Renzi. Con una risposta a una sola domanda dell’intervistatore del quotidiano cattolico, il leader di Iv mette in dubbio sia l’identità politica di Sala sia la sua capacità amministrativa da primo cittadino. Sì, perché ricordare le “sbandate“ con i Verdi Europei e con il grillino fuoriuscito Di Maio prima delle elezioni politiche del 2022, due progetti subito accantonati, fa apparire il sindaco di Milano come uno “Sciur Tentenna“. E la critica sull’insicurezza del capoluogo lombardo affonda il dito in una piaga sulla quale il numero uno di Palazzo Marino sta provando a recuperare consensi ma per ora non sembra esserci riuscito.

Sala, che sabato pomeriggio è partito in treno per la sua casa in Liguria, non replica all’ex premier ed ex leader del Pd. Sul suo profilo Instagram si mostra impegnato, ma prima dell’uscita dell’intervista di Renzi, nella lettura dell’ultimo libro di Antonio Scurati, “M. L’ora del destino“. Meglio occuparsi di Mussolini che di Renzi? Chissà. Intanto non resta che interrogarsi sul perché di tanta acrimonia da parte del presidente di Iv. Il nodo politico è sempre il futuro del centro alleato del Pd. Renzi vorrebbe avere un ruolo in questo senso, tanto da essersi riavvicinato alla Schlein. Sala punta a dare il suo contributo, perché ripete da mesi – anche subito dopo la sconfitta del centrosinistra in Liguria – che senza “una forza moderata, pragmatica, capace di fare riforme, europeista”, insomma “una nuova componente liberal”, il centrosinistra parte sconfitto in partenza a livello nazionale.

La forza politica di cui parla Sala avrebbe potuto essere il Terzo polo formato da Renzi e dal leader di Azione Carlo Calenda, ma sappiamo com’è andata a finire. Alle Politiche del 2022 Calenda non ha voluto allearsi con il Pd (di Enrico Letta), il centrodestra di Giorgia Meloni ha vinto ed è andato al governo e Calenda e Renzi poco dopo hanno rotto. Due anni dopo, il sindaco di Milano punta a (ri)costruire una forza di centro, che guardi a sinistra, con il contributo di tutte le persone di buona volontà.

Ma il cammino sembra in salita. Una recente indiscrezione racconta che lo scorso agosto Sala ha incontrato Calenda, che gli avrebbe dato carta bianca sulla nuova formazione liberal, ma a una condizione: lasciare fuori Renzi. Una ricostruzione che non deve essere sfuggita all’ex premier. Da qui la stroncatura di Sala sulle pagine di Avvenire. Il messaggio tra le righe? Se il sindaco e il numero uno di Azione vogliono fare a meno dell’ex Rottamatore, quest’ultimo preannuncia che non resterà in silenzio. È pronto a dar battaglia.

Il compito di Sala è arduo: troppi galli nel “pollaio“ centrista. E il sindaco sa bene che avere a che fare con Renzi non è facile. Nel corso degli anni i rapporti tra i due hanno registrato più bassi che alti. Sì, certo, dopo le Comunali 2016 Sala veniva considerato “renziano”: i due firmarono un Patto per Milano a Palazzo Marino. Ma questa definizione è durata poco. Il sindaco, dopo la caduta dell’allora premier sul referendum costituzionale, ha preso le distanze già prima delle Politiche del 2018.

C’eravamo tanto amati. Sì, perché da allora i due non hanno ritrovato una sintonia politica. E potrebbe andare anche peggio in futuro, se Renzi non avrà voce in capitolo nel nuovo centro targato Sala. Il leader di Iv, intanto, ha lanciato un segnale.