Milano – A più di cinquant’anni dalla sua morte, il solo nome di Giuseppe Pinelli riesce ancora a scaldare gli animi. Al ferroviere anarchico, accusato ingiustamente della strage di piazza Fontana e morto il 16 dicembre 1969 in circostanze mai del tutto chiarite, sarà dedicata una via. Il Consiglio comunale ha approvato, con 27 voti favorevoli e con il centrodestra che non ha partecipato al voto, un’ordine del giorno che chiede di cambiare la denominazione dell’attuale via Micene, situata all’incirca tra San Siro e Bande Nere, in via Giuseppe Pinelli.
Da molti abitanti della zona quella strada viene già chiamata via Pinelli, tanto che c’è anche una targa, messa lì dai residenti, con la scritta: “Via Giuseppe Pinelli, anarchico partigiano, 1928-1969”. Non solo, un comitato ha raccolto oltre cinquemila firme per sostenere questo atto amministrativo. Ma la decisione del Comune è stata invece ampiamente contestata dalle opposizioni.
Il caso Pinelli
Giuseppe Pinelli è considerato, da alcuni, la diciottesima vittima di Piazza Fontana. L’uomo fu una delle circa 150 persone fermate a seguito dell’attentato a causa dei suoi legami col mondo anarchico. Venne trattenuto in questura e sottoposto a un durissimo interrogatorio, che si protrasse oltre le 48 ore di fermo previste senza l’autorizzazione di un magistrato. Durante il terzo giorno, Pinelli precipitò dal quarto piano dell’edificio e morì in circostanze mai chiarite.
L’allora questore Marcello Guida dichiarò, in conferenza stampa, che si era suicidato: versione che avrebbe in parte confermato un’implicazione di Pinelli nella strage. Ma i suoi compagni affermarono, e continuarono a farlo negli anni a venire, che venne gettato giù dalla finestra dagli agenti di polizia.
Un’inchiesta sulla morte, svolta anche su pressione della vedova Pinelli, si concluse nell’ottobre 1975 e attribuì la morte del ferroviere a un malore. Per i giudici, lo stress degli interrogatori, le troppe sigarette a stomaco vuoto, assieme al freddo che proveniva dalla finestra aperta avrebbero causato un malore e Pinelli, invece di accasciarsi come nel caso di un collasso, avrebbe subito “un’alterazione del centro di equilibrio”, che causò la caduta. Nessuna imputazione venne formulata, né per omicidio colposo né per abuso d'ufficio (nonostante fosse stato trattenuto anche dopo la scadenza del fermo) né per falso ideologico (per aver dichiarato che si era suicidato).
Le critiche all’intitolazione
Il consigliere di Fratelli d’Italia Michele Mardegan ha spiegato che “non si può prendere in considerazione di intitolare una via a Pinelli perché la magistratura ha analizzato la sua vicenda, nella figura del magistrato D'Ambrosio, spiegando che è morto per un malore”. “Se non vogliamo criticare l'operato della magistratura non possiamo prendere in considerazione questa intitolazione”, ha aggiunto. Per il consigliere dei Verdi Carlo Monguzzi, invece questa intitolazione “fa giustizia per una persona che venne definita anche ‘mostro’ sui giornali dell’epoca”.