ANDREA SPINELLI
Milano

Raf&Tozzi: "Sul palco per divertire"

I due cantanti protagonisti dell’atteso tour che li porterà all’Arcimboldi di Milano l’8 e il 9 dicembre

Raf, pseudonimo di Raffaele Riefoli con Umberto Tozzi

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Milano - È ripreso l’altra sera il battito (animale) di uno dei tour teatrali più attesi della stagione, quello di Raf e Umberto Tozzi atteso l’8 e 9 dicembre pure agli Arcimboldi di Milano e il 13 al Creberg di Bergamo (con ulteriore replica il 7 febbraio). Oltre che la consacrazione di un’amicizia, 'Due - La nostra storia' è un viaggio a ritroso nel tempo lungo strade che si sono incrociate spesso, grazie a Giancarlo Bigazzi, mentore di entrambi, a Laura Branigan, al Festivabar, a Sanremo, all’Eurovision, alle vicende di una canzone capace ancora, dopo quarant’anni, di riscaldare gli animi e riempire i teatri.

Umberto, dopo tre rinvii è la volta buona. Tozzi: "Fatti i debiti scongiuri, sì. Io e Raffaele siamo tra i pochi fortunati che hanno potuto riprendere un tour interrotto; quindi, sul palco c’è grande positività e tanta voglia di suonare". In repertorio ci sono tutte hit. Raf: "Beh, sì. Invece che ‘Due – La nostra storia’ avremmo potuto chiamare questo show ‘Festivalbar’ o anche ‘Festival di Sanremo’ visto che, oltre a ‘Cosa resterà degli anni ‘80’ e ‘Gli altri siamo noi’, non manca ‘Si può dare di più’". Rispetto ai palasport cosa cambia? Tozzi: "Data la cornice, cambia sicuramente l’approccio. E il pubblico si trova a provare emozioni totalmente diverse rispetto a quelle delle arene, cosa che gli consente di scoprire anche altri aspetti della nostra musica". Raf: "Abbiamo apportato pure qualche piccolo cambiamento di scaletta in chiave più intimista, giocando sull’equilibrio fra voci e chitarre. Anche se certe canzoni dall’impronta pop-rock di Umberto e altre pop-elettroniche mie che uscirebbero penalizzate dalla veste acustica le abbiamo lasciate, ovviamente, così com’erano”. Cosa vi aspettate quando andate in scena? Raf: "Di divertirci divertendo. Nei palasport abbiamo raccolto solo entusiasmo e questa è stata la soddisfazione più grossa. C’è pure una componente nostalgica, perché, gran parte di queste canzoni appartengono ad un passato che non passa. Il successo del nostro spettacolo è la dimostrazione che le canzoni di allora hanno un ruolo ancora oggi, mentre dubito che accadrà lo stesso con molte di quelle che hanno traversato le classifiche in quest’ultimo decennio". Perché? Raf: "Perché un tempo la canzone era al centro di tutto, mentre oggi entrano in gioco pure altri fattori. Oggi si consuma tutto molto velocemente e la musica non regge più la prova del tempo". Tozzi: "Noi siamo nati in un’epoca analogica, in cui esistevano sonorità molto personali che consentivano d’individuare l’artista immediatamente, mentre oggi differenziare con poche note uno dall’altro è più difficile perché il digitale ha appiattito l’originalità". Nel 1987 portaste in Europa “Gente di mare”. Il vostro Eurovision era lo stesso dei Måneskin? Tozzi: "Quando andammo noi c’erano artisti molto radicati pure su palcoscenici di quel tipo. Vinse l’Irlandese Johnny Logan, soprannominato poi ‘Mister Eurovision’ per averne vinti due da interprete e uno da autore. Raf: "Arrivammo terzi, ma la ‘Hold me now’ che regalò a Logan il gradino più alto di quella edizione non ottenne poi il riscontro di classifica centrato invece da ‘Gente di mare’".