SANDRO NERI
Milano

Reddito di cittadinanza alla canadese

Il reddito di cittadinanza è una teoria economica tutt’altro che recente, a seguito della crisi del 2008 è tornato in primo piano nel dibattito politico

Milano, 3 maggio 2017 - Caro direttore, la disoccupazione affligge l’Italia e l’Europa apparentemente senza soluzione. I governi cercano di arginare il fenomeno con politiche economiche, che danno però pochi risultati. Al contrario, cresce il lavoro precario, non ci sono dati precisi su quello in nero, i salari si svalutano e i diritti acquisiti dai lavoratori sono al centro di dibattiti infiniti e poco produttivi. Il risultato è che famiglie e lavoratori sono sempre più poveri. Il reddito di cittadinanza è una soluzione, o è una strada impraticabile? M.B.

Il reddito di cittadinanza è una teoria economica tutt’altro che recente, discussa da Thomas Paine a Tommaso Moro fino al padre del neoliberismo, Friedrich von Hayek. A seguito della crisi del 2008 è tornato in primo piano nel dibattito politico. Il referendum svizzero e la decisione del governo canadese di far partire un progetto in una piccola comunità nella regione dell’Ontario sono esempi recenti. La proposta svizzera prevedeva un reddito mensile di 2.500 franchi per gli adulti e di 625 franchi per i minori, ma è stata bocciata dagli elettori con il 78% di voti contrari. Alla base di questo rifiuto il carico insostenibile per la Confederazione e la minaccia per la meritocrazia. L’esperimento canadese non è ancora partito, coinvolgerà una fetta molto piccola della popolazione. Saranno solo 4mila, tra i 18 e i 64 anni, che beneficeranno di un reddito di cittadinanza fino a 11.419 euro l’anno. Non sarà uguale per tutti; infatti chi percepisce già un salario si vedrà decurtato dal reddito minimo una parte equivalente alla metà dei suoi guadagni personali. Due casi da studiare con attenzione, possibilmente senza alcuna concessione al populismo e agli slogan elettorali. sandro.neri@ilgiorno.net