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Robinho sconterà nove anni in Brasile per stupro. Accolta la sentenza italiana

L’ex giocatore del Milan era stato condannato nel 2017. No all’estradizione, ma dovrà andare in cella. Ma può ancora fare ricorso

Robinho ai tempi del Milan

Robinho ai tempi del Milan

Milano, 20 marzo 2024 – Robinho alla fine dovrà andare in carcere. L'ex calciatore della nazionale brasiliana e del Milan Robson de Sousa,  sconterà in patria, dove non è prevista l’estradizione per i cittadini verso stati esteri, la condanna a 9 anni di carcere per stupro che gli era stata inflitta nel 2017 dal tribunale di Milano.

La decisione è arrivata ieri intorno alle 23 italiane dal Supremo tribunale di giustizia del Brasile. A maggioranza i giudici dell’equivalente della Cassazione italiana si sono espressi a favore dell'omologazione della sentenza italiana.

Il processo milanese  

Il processo era stato avviato a seguito della richiesta inviata dal ministero della Giustizia italiano nel 2023, a firma del responsabile del dicastero Carlo Nordio,  considerato che - come da prassi diplomatica – lo Stato sudamericano non concede l'estradizione di cittadini brasiliani verso altri Paesi.

La Procura federale brasiliana

 Ad aprire a questa ipotesi era stata la Procura federale del Brasile, che aveva accolto le argomentazioni delle istituzioni italiane, sostenendo che la sentenza dovesse essere omologata, ovvero accolta e fatta propria, dalla magistratura locale. Questo perché possedeva “tutti i requisiti legali e procedurali adottati dal Brasile in materia di trasferimento delle esecuzioni penali dall'Italia”.

Per la Procura brasiliana, quindi, la sentenza dei magistrati milanesi rispetta “sia la Costituzione federale che l'impegno del Paese nella repressione della criminalità e nella cooperazione giudiziaria”.

Il trasferimento in patria 

Robinho era stato condannato in via definitiva ormai sette anni fa per lo stupro di gruppo di una donna avvenuto nel 2013, ed è al momento libero nel proprio Paese dove si era trasferito prima della lettura della sentenza definitiva confermata in via definitiva. La difesa dell’ex rossonero potrà impugnare la decisione alla Corte suprema federale.