Milano, 29 marzo 2019
DOMANDA
Abbattere San Siro? Dai, non scherziamo. QUi non si tratta di fare gli strenui difensori dei ricordi, delle imprese che ogni tifoso milanista o interista ha vissuto in quello stadio. Si tratta anche di mettere sul piatto un ruolo strategico che l’impianto ha avuto negli anni per i grandi concerti ospitati. Non c’è pari spazio in città per eventi musicali di rilievo. Il nuovo impianto andrà benissimo per le esigenze delle società e il loro business, ma senza San Siro Milano sarà più povera, al di là dei ricordi calcistici. Flavio, Milano
RISPOSTA
Ne ha vissute e viste talmente tante che manco si scompone. San Siro è lì, monolitico, a ricordare la sua storia. Se si guarda una sbiadita cartolina in bianco e nero degli anni Cinquanta non sembra neppure lui. Quanto è cambiato negli anni, e ogni sovrastruttura aggiunta è ormai un tassello di storia fissato nel cemento. Fino al terzo anello e a tanti recenti aggiustamenti che hanno cercato di mantenere al passo coi tempi quella che è definita “La Scala” del calcio. Il rischio è che sistemarla costi troppo e non è scandaloso che le società possano aver pensato di costruire uno stadio nuovo e più funzionale con tutti gli spazi necessari per fare anche business. Il fatto è che al di là degli aspetti legati al calcio, San Siro è ormai un brand anche nel mondo della musica, quindi nel bene e nel male ha una polifunzionalità che è unica. L’idea di Moratti di due impianti che coesistano è suggestiva, magari con il vero San Siro senza l’inutile terzo anello e riportato a una dimensione più d’antan. Business e cuore questa volta devono coesistere.