MARCO MANGIAROTTI
Milano

Mara Maionchi, parolaccia mia: "A scuola ero un somaro, poi ho cambiato musica"

Discografica irruenta, carriera da talent scout: "E pensare che ho iniziato in una ditta di spedizioni..."

Mara Maionchi a x Factor

Mara Maionchi a x Factor

Milano, 4 novembre 2018 - «Con l'inglese mi avete rotto i ... Da quando mi sono liberata, in tv è andata molto meglio». Mara Maionchi, bolognese trapiantata a Milano, vive a 77 anni il momento di maggior successo. Giudice storico di X Factor, conduttrice di Mara impara, appena andato in onda su Sky Uno, autrice con Rudy Zerbi del suo terzo libro, Se non sbagli non sai cosa ti perdi. Dopo Amici e Italia’s Got Talent. Ma ha anche attraversato gli anni d’oro della discografia italiana, con Lucio Battisti e Giulio Mogol, Gianna Nannini, Mango e Tiziano Ferro.

Lei ha detto a X Factor che Celentano sul caso Asia ha scritto delle «stronzate».

«Da vecchi diciamo tutti qualche stronzata, volevo solo sdrammatizzare in una conferenza stampa dove era più giusto parlare dei ragazzi. Adriano lo stimo, ovviamente, è un grande artista, ma parlare di moralismo e ipocrisia mi è sembrato eccessivo. Sky voleva tutelare la gara e i ragazzi, si sarebbe parlato solo di questo. Poi con Asia mi sono trovata benissimo e ci siamo scritte per tutta l’estate».

“Mara impara - La nuovamusica” che cos’è?

«Un’idea mia, un format andato in onda su Sky Uno. Da vecchio discografico ho voluto incontrare cinque nuovi artisti per curiosità: Achille Lauro, Cosmo, Myss Keta, Nitro e Takagi & Ketra. Una chiacchierata informale dal divano di casa, per conoscerli meglio».

Adesso studia ma a scuola, ho letto, non andava molto bene.

«Ero un vero somaro. Allora mio padre ha detto: o si fa seriamente o si va a lavorare. Cercai fra le inserzioni del Carlino e trovai un posto in una casa di spedizioni, la Saima. Poi mia sorella è venuta a Milano e l’ho raggiunta. Sul Corriere ho trovato un impiego alla Sipcam, che produceva anticrittogamici e io lavoravo con un entomologo sulla peronospora del tabacco. Mi hanno invitato alla loro convention l’anno scorso, è stato bello. Sono passata poi alla Caccialanza, che importava sistemi antincendio dalla Germania. Io facevo i costi per i pezzi del montaggio e organizzavo gli incendi dimostrativi per i clienti (risata)».

Come è arrivata in discografia?

«Dopo un vaffa al direttore generale, era il 1967. Leggo un annuncio sul Corriere per una segretaria Ufficio Stampa alla Ariston, vengo assunta. Un anno dopo, Mogol mi porta alla neonata Numero Uno in Galleria del Corso, con Lucio Battisti. È stato un periodo eccitante, c’era anche il Salerno (Alberto, suo futuro marito, ndr), che avevo conosciuto all’Ariston. Ma era un ragazzetto».

Difficile fare l’ufficio stampa di Battisti.

«Faticosissimo. Battisti non ne voleva sapere di incontrare i giornalisti, quando ti presentavi con la Formula Tre era un problema. Ma sui primi dieci posti in Hit Parade, otto erano nostri, fra artisti ed edizioni».

Aveva una vita privata?

«Certo, uscivo con gli amici al cinema, avevo l’abbonamento al Piccolo Teatro. Andavo a ballare nei locali. Ma tutti mi rompevano: come fai a stare ancora con i tuoi genitori a 30 anni? Allora presi un residence in San Pietro all’Orto e la sera guardavo la tv da sola come un’idiota. Telefonai: papà posso tornare a casa?».

La vita amorosa faceva progressi?

«Stranamente un giorno io e Salerno ci sfidanzammo, lui da una relazione seria, io meno. Ci vedevamo in Ricordi, usciamo, usciamo, ma gli dicevo: hai dieci anni di meno, dove dobbiamo andare! Poi un’amica ci fece l‘oroscopo e mi disse: è lui!».

Una sua grande passione è il gioco.

«Nell’ambiente si giocava forte, a Sanremo e alla Capannina del Forte c’erano tavoli pazzeschi, io allora stavo a guardare. Poker classico, Mina anche a scopone, dietro la cassa del ristorante Santa Lucia a Milano. Nessuno si è rovinato. Sono una giocatrice, mi piaceva la roulette. Andavamo a Campione, a Sanremo e a Saint Vincent quando c’era Un Disco per l’Estate. Adesso ci vado ogni tanto, ma sto attenta».

Con Alberto com’è andata a finire?

«A marzo del 1976, Salerno mi manda una marea di fiori. Cosa facciamo? Il 9 dicembre ci siamo sposati. Poi è nata Giulia. Ero alla Ricordi Edizioni, dove ho imparato molto. È nata Camilla e con due figlie facevo fatica, mi dissero “resta senza obbligo di orario”. Nel 1978-‘79, all’Artistico trovai Gianna Nannini e con America l’ho messa sulla strada giusta. Come Direttore Artistico Fonit ho lanciato Mango. Sono poi ritornata in Ricordi ma mi ero un po’ stufata e presi il posto di Mogol nella società Nisa di Alberto. Tiziano Ferro fu il nostro grande successo, ma dopo tre dischi fu impossibile tenerlo. Dico sempre: ci siamo divertiti e abbiamo avuto culo».

Che esperienza porta in questo X Factor?

«Non mi prendo più la responsabilità di dare un consiglio sbagliato ai ragazzi. C’è poco tempo, devi ascoltarli. Ci vuole molto rispetto».