ANDREA SPINELLI
Milano

Robert Plant sbarca a Milano: martedì 5 settembre sarà al Teatro Arcimboldi

Il frontman dei Led Zeppelin porta in scena Saving Grace, lo spettacolo con un repertorio in bilico tra folk e psichedelia

Robert Plant con Suzi Dian

Robert Plant con Suzi Dian

Milano, 3 settembre 2023 – Quattro amici al pub. "Ho mandato a Zucchero un messaggio che diceva più o meno: “Torno in Italia con una band e un repertorio completamente sconosciuti, niente album, niente attività web; ti prego, dì alla gente di venire!“", racconta Robert Plant puntando il dito sull’anomalia di Saving Grace, lo spettacolo con cui è di scena martedì prossimo agli Arcimboldi. Concepito davanti a una pinta di birra tra i tavoli dello “Swan” di Stourport-on-Severn, la cittadina del Worcestershire vicino a cui vive.

Il frontman dei Led Zeppelin dice che quando ha ascoltato la voce evocativa della giovane Suzi Dian, che quella sera s’esibiva accompagnata alla chitarra da Tony Kelsey e dal proprietario del locale Matt Worley, oltre che dal batterista Oli Jefferson, la folgorazione è stata immediata.

"L’approccio femminile all’armonia e alla dinamica della musica è delicato – spiega il settantacinquenne Plant –. Apre a un interprete tante nuove opzioni, come m’è capitato in passato assieme ad altre splendide compagne di viaggio come Patty Griffin o Alison Krauss”.

L’avventura Saving Grace è nata praticamente quella sera allo “Swan”, sviluppandosi nei mesi successivi con un repertorio in bilico tra folk e psichedelia, che spazia dai Low della “Everybody’s song” ai Los Lobos della trascinante “Angel dance”, dal Donovan di “Hey Gyp (dig the slowness)” ai Moby Grape di “It’s a beautiful day”, che Plant spesso introduce dicendo "negli anni ‘60 noi cantavamo anche contro i poteri e i governi, ve lo ricordate?".

In apertura il “Gospel plow”, inserito pure da Bob Dylan nel suo primo album. Non mancano momenti degli album solisti quali “Down to the sea” o “Promised land”, né echi dell’epopea Zep come “The rain song”, “Four sticks” o la sempiterna “Gallows pole”, inserita nel ’70 in “Led Zeppelin III” rielaborando una ballata dei neri d’America.

“La “grazia salvifica“ (dovrebbe nascere pure un disco, ndr) è nel fatto che mi sento benedetto da queste canzoni, che eseguivo verso la metà degli anni Sessanta nei folk club, ma da cui non mi sono allontanato neppure una volta iniziata l’avventura degli Zeppelin – dice Plant –. Riescono a darmi una fantastica dimensione psichedelica, senza allentare il legame con le radici. E mi reputo molto fortunato ad aver incontrato lungo la strada musicisti e cantanti capaci di farmele esplorare mantenendo intatte attitudine e forza evocativa della mia voce".