
Carolina Kostner
Milano, 9 settembre 2017 - Inizia una nuova stagione per gli sport del ghiaccio e non sarà una tra le tante per i colori azzurri. In questi mesi molti atleti si giocheranno la qualificazione ai Giochi Olimpici (9-25 febbraio) e Paralimpici (9-18 marzo) di PyeongChang 2018, in Corea del Sud. Per il pattinaggio di figura, che schiera due colossi come Carolina Kostner e la coppia Anna Cappellini-Luca Lanotte, il calendario sarà molto fitto nei primi tre mesi del prossimo anno solare, perché oltre alla rassegna a cinque cerchi ci saranno gli Europei a gennaio e i Mondiali a marzo. A ospitare quest’ultima competizione sarà la città di Milano, al Forum di Assago. Per Carolina Kostner, punta di diamante del movimento, una nuova occasione di giocarsi le proprie carte in Italia dopo i Giochi di Torino 2006, in cui fu anche portabandiera.
Che sensazioni avverte all’inizio di questa stagione?
«C’è sempre l’emozione per un nuovo avvio. È un particolare miscuglio che deriva da quello che senti durante la preparazione, tra alcune cose che ti riescono meglio e altre su cui magari capisci di dover ancora perfezionare qualcosa».
Ormai è una consuetudine, ma dovrà nuovamente affrontare delle avversarie generalmente molto più giovani di lei.
«Io sono fortunata, adoro pattinare e ho fatto diventare la mia professione una passione che avevo fin da piccola. Spero ovviamente di fare parte una volta di più della squadra olimpica. In ogni momento della vita ci sono delle difficoltà da affrontare. Io da giovane saltavo come le mie avversarie alla loro età, poi il corpo cambia, si fa esperienza e si diventa ciò che si è. Sono felicissima di poter vivere oggi con qualche consapevolezza e possibilità in più».
Un mese dopo i Giochi affronterà i Mondiali a Milano. Che effetto le fa?
«È bellissimo. Come atleti siamo tutti orgogliosi di poterli avere qui. Molti di noi hanno superato i trent’anni, è la dimostrazione che non siamo più giovanissimi ma anche che abbiamo tanta dedizione e che non vogliamo arrenderci. Meritavamo di poter disputare un evento così davanti al pubblico italiano».
Conosce bene la città di Milano?
«In realtà no perché ci sono passata molto più spesso per degli impegni che non per svago. Ho avuto modo di visitare il Duomo e una volta sono stata dentro il Teatro alla Scala mentre era completamente vuoto. Però magari dopo i Mondiali mi fermo per qualche giorno e colgo l’occasione per visitarla».
Come è cambiata la sua preparazione, dopo essersi trasferita a San Pietroburgo?
«Ho trovato un approccio ancora più razionale rispetto al mio passato: se oggi si fa tecnica, domani si fa la parte artistica. In generale la vita dell’atleta è sempre quella, dovunque tu vada».
Potrebbe essere quello di Milano il suo ultimo grande torneo?
«Francamente non lo so. Non è qualcosa a cui sto pensando in questo momento. Farò la pattinatrice finché mi piacerà farlo e non sarò fermata dal dolore o dal dispiacere di gareggiare. Per ora non è un sentimento che avverto».