Milano la conosce ancora. Ci passa per lavoro, in una città che lo ha accolto nel suo percorso da calciatore sia con la maglia dell’Inter che nelle vesti del Milan. Aldo Serena ha però scelto di vivere nella “sua“ Montebelluna, dove è nato e cresciuto. È invece rimasto, da commentatore, nel mondo che lo ha visto protagonista tra la nazionale italiana e la Serie A. Con tante maglie, tra cui quelle delle due “grandi“ del capoluogo.
Quello di oggi sarà il terzo confronto stagionale tra Milan e Inter. Come ci si arriverà?
“Sembra sbilanciato, nel senso che l’Inter è una corazzata che raramente sbaglia partita, ha ormai meccanismi collaudati in campo e un’atmosfera costruita da Inzaghi di grande armonia. Per contro il Milan ha giocatori molto forti che non sempre riescono a mettere in campo le loro qualità. Una squadra che anche contro la Dinamo Zagabria ha dimostrato di non avere un’anima, ma abbiamo visto come in alcuni casi sia riuscita, vedi Madrid o i derby, a vincere”.
A cosa è dovuto questo disequilibrio?
“Con Fonseca c’erano giocatori dalla personalità un po’ inquieta che l’allenatore faceva fatica a contenere. La società si è rivolta sul mercato degli allenatori per vedere chi aveva caratteristiche da sergente di ferro, col piglio giusto, che s’impone per certi versi. Conceiçao sta facendo un lavoro d’impatto, diverso da quello di Fonseca. Per ora ne sta venendo fuori una situazione non ancora di equilibrio”.
Cosa insegnano le due sfide stagionali vinte dai rossoneri?
“Per il Milan può essere una formula per scardinare l’equilibrio nerazzurro. Dall’altra parte, quando per due volte ti fai superare in quel modo, anche in una situazione sorprendente come la Supercoppa, non così comprensibile, qualche dubbio ti può venire”.
A quanto pare la Curva Sud interromperà la contestazione in atto per l’importanza della partita.
“In un derby è giusto ci sia un armistizio, che ci siano ambo le parti coi loro colori e coreografie e che aiutino i giocatori in campo”.
Sarà anche un derby tra proprietà straniere: che effetto fa?
“Io ero all’Inter con Fraizzoli e Pellegrini, poi al Milan con Farina e Berlusconi. Quando ci sono proprietà di famiglie importanti, da tanti anni alla guida della società, c’è un meccanismo di legame con il territorio, con l’imprenditoria, la cultura di Milano. Era un derby più permeato nei meandri della città. Così è un po’ più distaccato”.
Potrebbe non essere l’ultimo, si rischia di arrivare fino a sette stagionali: c’è il rischio che perda di fascino?
“Il calcio è cambiato, le partite si giocano quasi ogni giorno. Un’invasione dettata da logiche economiche, che a volte si scontrano con quelle che sono le aspettative e i desideri della gente. Diciamo che il fascino resta, ma si suddivide in tanti pezzetti”.