La Germania lo ricorda come l'uomo che ha regalato un campionato del mondo ai tedeschi. Era il 1990. Il Mondiale italiano delle ‘notti magiche’, l'Italia battuta dall'Argentina e la finale tra sudamericani e tedeschi, con tanti giocatori della Serie A in campo.
Tra cui lui, Andreas Brehme, un pilastro della Germania e dell'Inter. Uno dei tre giocatori nerazzurri presenti in quella squadra insieme a
Klinsmann e Matthaus, c he alla fine dell'anno solare vincerà il Pallone d'Oro. Ma nel momento clou di quella finale, il 10 non se la sentirà. Aveva cambiato gli scarpini a metà gara, non era in perfette condizioni. E quel pallone, quello del rigore fischiato dal messicano Codesal, pesava un quintale. Dal dischetto ci va Brehme. Ha contro Goycochea, che non è nemmeno il titolare (sostituisce l'infortunato Pumpido) ma in semifinale ha ipnotizzato gli azzurri nella lotteria decisiva dopo i supplementari. Brehme è il terzino sinistro, dell'Inter e della Germania. Un ambidestro. Calcia con entrambi i piedi. Anche i rigori. E infatti quel pallone lo piazza col destro, battendo il portiere, involandosi verso l'esultanza più importante della sua carriera.Alla fine, come detto, il Pallone d'Oro lo vincerà Matthaus, davanti a Schillaci. Con Brehme terzo. Il numero 3 che aveva sulla maglia, consegnatogli dal ct Franz Beckenbauer, scomparso anch'egli pochi giorni fa. In epoca di numerazioni fisse, portava lo stesso anche all'Inter, dove era arrivato nell'estate 1988 tra poche fanfare. Il grande acquisto, ancora una volta, era stato Matthaus. Klinsmann arriverà solo un anno più tardi, quando già la chioma bionda di Brehme era diventata un'icona a San Siro. Alla prima stagione, infatti, la squadra infarcita di volti nuovi dal presidente Pellegrini e affidata a Giovanni Trapattoni dominerà il campionato col record per i tornei coi due punti a vittoria. Saranno 58, undici più del Napoli contro cui i nerazzurri si assicureranno la certezza aritmetica del trionfo nello scontro diretto.
In quattro anni, Brehme alzerà al cielo anche una Supercoppa Italiana contro la Sampdoria di Vialli e Mancini e una Coppa Uefa battendo in finale la Roma. Chiuderà la carriera in Germania, ma resterà sempre molto legato all'ambiente interista. Attivo su Instagram, ha spesso pubblicato foto che lo ritraggono coi suoi ex compagni di quel quadriennio ed è stato più volte invitato agli eventi organizzati dal club, che lo omaggerà stasera col lutto al braccio nella gara di Champions League contro l'Atletico Madrid. "Un giocatore magnifico, un grande interista. Ciao Andy, per sempre leggenda", viene descritto sui canali social della società.
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