ALESSANDRO LUIGI MAGGI
Inter

Inzaghi alla Mourinho, un’Inter operaia e astuta fa il sacco di Monaco

I nerazzurri offrono una versione ultramoderna del gioco all’italiana e passano contro il Bayern: fra una settimana il match ball a San Siro

Hakan Calhanoglu e Lautaro Martinez salutano i tifosi nerazzurri in trasferta dopo il successo all'Allianz Arena

Hakan Calhanoglu e Lautaro Martinez salutano i tifosi nerazzurri in trasferta dopo il successo all'Allianz Arena

Monaco di Baviera, 8 aprile 2025 – Muro Inter. Nella pallacanestro americana, spesso, si parla di “statement game”. È l’occasione in cui, contro un grande avversario, una squadra invia alla competizione in palio un messaggio chiaro: “per vincere, bisognerà passare da noi”. È questa la missione compiuta dall’Inter a Monaco di Baviera. Novanta minuti che richiamano all’epica classica del calcio italiano, o per certi versi all’Inter stessa a Londra con il Chelsea nel 2010. Un monito alla collettività. Il rito di passaggio verso la maturità. Ingeneroso, per certi versi, quando si parla di chi ha già giocato due finali europee dal 2020 in poi. Porta sbattuta in faccia ai “giochisti” da poltrona.

Niente di casuale, questa è la sostanza contro un Bayern forte, pur privo di gente come Neuer, Alphonso Davies, Musiala… L’Inter ha saputo agire di astuzia, non certo al meglio senza la sua arma forte sugli esterni, la coppia Dimarco-Dumfries.

Inzaghi alla Mourinho, quindi. Gruppo raccolto, sacrificio degli attaccanti in copertura, era successo ad inizio stagione con il Manchester City. Per poi colpire. Quasi tradita da Pavard, perdonata da Kane, spietata e splendida in quella ripartenza di Bastoni per Carlos Augusto, con Thuram a rifinire per Lautaro. Sofferenza a seguire, si può storcere il naso e obiettare “troppa”: tutto però va inquadrato nel momento, nel susseguirsi infinito di gare decisive tra Serie A, Milan in Coppa Italia e, appunto, bavaresi in Champions.

Inter collettiva, ma anche individuale. Bastoni che deve andare alto a pressare Laimer ma si conferma comunque prezioso in impostazione, Mkitaryan e Barella che si mettono l’elmetto, Carlos Augusto che fa il Dimarco. E come Dimarco è decisivo, azionando il vantaggio, trovando ancora la forza per la volata che offre la rete della gioia a Frattesi.

Il Bayern c’è, merita il pareggio, ha certamente più soluzioni dalla panchina nonostante l’emergenza e sa come essere fresco per novanta minuti. Ma ha anche la botta psicologica del gigante che teme di aver i piedi d’argilla. Muro Inter, Inzaghi alla Mourinho, il gioco all’italiana declinato alla modernità.

Da comprendere quali saranno le forze disponibili al ritorno, con tanto di Cagliari in mezzo. Nella bolgia di San Siro i nerazzurri avranno comunque un’arma in più per difendere il prezioso vantaggio costruito in Baviera. Il cuore, infinito.

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