
L'esultanza di Soulè dopo il gol
Milano, 27 aprile 2025 - Carenza mentale, più che fisica, e l’Inter con la Roma cede il passo scudetto. Non che la pressione atletica sulle gambe nerazzurre possa essere banalizzata, ma bando ad alibi e giustificazioni. Il tricolore prende improvvisamente la via a sud verso il Vesuvio a svantaggio di una squadra, quella di Simone Inzaghi, che a metà ripresa ha il 75% del possesso palla contro la Roma, ma non riesce a rialzarsi da una crisi di risultati che arriva al terzo ko di fila, Coppa Italia annessa, una vittoria nelle ultime quattro di Serie A.
Le risorse sono certamente in discesa a fine aprile, come per tutti, però c’è anche la narrazione di un match che nasce bene, ma nel solo primo tempo vede lo svantaggio di Soulé, il portentoso salvataggio di Carlos Augusto e due scellerate scelte in area di Cristante.
Altrimenti il passivo poteva essere ben peggiore, e allora al novantesimo di uno 0-1 con la Roma, molte domande sorgono spontanee.
Le ragioni della crisi
Cosa ha minato le certezze nerazzurre? Gli infortuni o la costante pressione di una stagione al comando ma che giunta ad aprile non aveva concesso ancora certezze? Balbettamenti mentali o carenze nella rosa? Verrebbe da concentrasi sulle teste, il tutto senza dimenticare il massimo rispetto per una Roma che con Ranieri ha corso come nessuno in Serie A.
Le scelte
E anche sulle scelte per una volta di Simone Inzaghi. Con il Barcellona alle porte, perché non concedere spazio dal primo minuto a Nicola Zalewski, unico elemento in grado di dare vantaggio sugli esterni senza affidarsi troppo alla manovra?
Anche Denzel Dumfries avrebbe meritato un ribaltamento già all’intervallo. E il club, sul mercato invernale, perché non è intervenuto in attacco una volta certificato lo scarso peso di rincalzi come Taremi e Correa? Difficile chiedere di più a Marko Arnautovic al fianco di uno spento Lautaro Martinez, ma in fondo quello che manca all’Inter nella ripresa è un’accelerazione, un’idea, la forza di trovare alternative ad uno spartito imparato a memoria per mesi, ma che oggi non genera più la musica del successo.
Meglio pensare alla Champions, al Barcellona, dove le occasioni potrebbero nascere dalle concessioni del talento offensivo avversario. E anche al bellissimo abbraccio con San Siro al fischio finale di una sconfitta durissima, che potrebbe essere fatale nella corsa scudetto a pochi giorni dal game over in Coppa Italia col Milan.
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