Bologna, 29 ottobre 2024 – Bologna-Milan continua a fare discutere e il rinvio è diventato un caso. La polemica, a distanza di giorni, non si arresta e Paolo Scaroni, presidente dei rossoneri, si scaglia contro Lepore, che ora combatte non solo contro i danni del dissesto che ha colpito le Due Torri, ma anche contro le critiche che il maltempo gli ha procurato. E il mondo del pallone sta facendo la sua parte. Al centro c’è ancora il rinvio del match che si sarebbe dovuto giocare al Dall’Ara sabato scorso, ai piedi di un via Andrea Costa fangosa e alluvionata e sotto un’allerta meteo arancione: “Sono furioso, perché è stata presa dal sindaco una decisione incomprensibile, ingiusta, immotivata – tuona Paolo Scaroni, presidente del Milan –. E non abbiamo intenzione di rimanere inerti: il danno c’è e ci costringe a non giocare una partita fino a febbraio”. Parole che stonano con quelle pronunciate venerdì scorso, a un giorno dal match in programma, dopo il cda della Lega Calcio convocato d’urgenza a Milano: per Scaroni l’ordinanza del sindaco e il no a giocare la partita a porte chiuse o in campo neutro era “incomprensibile – aveva detto –. Ma di fronte all’ordinanza del sindaco abbassiamo la testa”.
A distanza di giorni, però, il Milan rialza la testa e attacca il primo cittadino “non tanto sul fatto della chiusura dello stadio in presenza di un alluvione, per carità – scandisce il presidente rossonero –, ma sul fatto di impedirci di giocare la partita a porte chiuse”. Che rappresenterebbe “una decisione iniqua che ci ha creato un grave danno – continua Scaroni –. Il presidente Casini (della Lega Calcio, ndr) ha telefonato ripetutamente al sindaco, dicendo di fare giocare la partita a porte chiuse e abbiamo avuto un diniego che considero incomprensibile”. Per il match che si sarebbe dovuto disputare sabato scorso, il Dall’Ara aveva registrato il sold out. Metà dell’incasso sarebbe stato devoluto alla raccolta fondi indetta dalla Città Metropolitana. Rinviare il match, quindi, ha consentito “di salvaguardare l’incasso da destinare agli alluvionati – aveva commentato venerdì l’ad del Bologna calcio, Claudio Fenucci –. Giocare a porte chiuse sarebbe stata una sconfitta”.
La polemica sul campo da calcio non intende spegnersi, ma non è l’unica che Lepore deve affrontare: tra le tante, la Garisenda, i cantieri del tram e ora l’alluvione. Che ha infiammato e continua a infiammare il dibattito politico, anche internamente al Pd. Ed è proprio sul dissesto che a tendere la mano al primo cittadino ci pensa un altro sindaco, ora candidato Pd alle Regionali, Michele de Pascale: la gestione delle acque “non può essere scaricata sulla responsabilità dei sindaci, è assurdo. Prendersela con Lepore mi sembra strumentale e ingeneroso – commenta il primo cittadino di Ravenna –. Ci sono passato prima di lui. L’anno scorso ho fatto 20 assemblee durante l’estate in tutti i quartieri alluvionati della mia città e provincia, non ho mai preso tanti insulti come in quelle occasioni. Ma ci ho messo la faccia, ci sono andato, come lo sta facendo il sindaco Lepore”. C’è da dire che i sindaci “sono il primo terminale – continua de Pascale –, quello verso cui i cittadini sfogano tutta la rabbia, le frustrazioni, i problemi. Questo poi se lo devono caricare e rappresentare ai livelli più alti”.