DIEGO VINCENTI
Milano

La Triennale si trasforma in palco: da Laurie Anderson ai Casino Royale

Torna FOG, il festival delle performing arts: 35 artisti da 12 Paesi, a incrociarsi con mostre ed eventi

Laurie Anderson attesa a marzo con To the Moon

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Milano - Nessuna etichetta. Nessun vincolo. Al bando qualsiasi semplificazione. Non poco in un periodo di tragica banalizzazione del pensiero. Questo lo spirito di FOG, il festival di Triennale Teatro dedicato alle performing arts. Una quinta edizione che (finalmente) riesce a concretizzarsi dopo un paio di rinvii e la cancellazione del concerto degli Sqürl di Jim Jarmusch, che avrebbe dovuto aprire il cartellone con le sue meravigliose chitarre post-rock. Poco male.

Perché il programma firmato da Umberto Angelini conferma la natura meticcia di viale Alemagna e la capacità di alimentare l’indole sperimentale della rassegna, in un orizzonte profondamente internazionale. Dove si condivide una visione sempre più autorevole e distintiva. Trentacinque gli artisti, da dodici Paesi del mondo. Una decina le (co)produzioni mentre 30 sono in totale gli appuntamenti, per una novantina di serate fino al 14 maggio.

Sul tavolo temi quali il confronto fra corpo e tecnologia, la percezione della realtà, il potere, la violenza. Ma con due macroterritori d’indagine che sono la memoria e il collasso dell’antropocene. "FOG è un unicum, non solo a Milano – ha sottolineato Stefano Boeri, presidente della Triennale –, e mai come quest’anno teatralizza tutti i nostri spazi. Grazie alla forte identità creata in queste stagioni da Umberto Angelini, si conferma un appuntamento centrale della nostra programmazione, con proposte e progetti che si connettono alle mostre e agli eventi della Triennale.

Questa nuova edizione del festival anticipa la 23esima Esposizione Internazionale, che porterà avanti il dialogo tra tutte le discipline del contemporaneo dando ampio spazio anche alle arti performative". Un festival diffuso. Fuori formato. In bilico fra teatro, danza, musica, performance. Si apre il 22 febbraio con "Brevi interviste con uomini schifosi", dal romanzo di quel genio di David Foster Wallace (quanto manca?), nuovo lavoro dell’argentino Daniel Veronese con in scena Lino Musella e Paolo Mazzarelli. A marzo è atteso invece "To the Moon", l’avventura immersiva di Laurie Anderson. Imperdibile poi il 3 marzo l’arrivo a Milano di Richard Maxwell, che porta in viale Alemagna "Queens Row", ovvero tre monologhi, tre vite frantumate in seguito allo scoppio di una guerra civile in America. A seguire MK, Boris Charmatz, Sciarroni e "Aucune idée", l’ultimo di Christoph Marthaler. E poi ancora Susanne Kennedy, la lanciatissima Silvia Costa, Koohestani, Panayiotou, Deflorian/Tagliarini, la proiezione del progetto "Milano" del grand invité Romeo Castellucci, Clédat & Petitpierre con i loro orizzonti molto prossimi all’arte contemporanea.

Bello poi ritrovare Gisèle Vienne, a fine aprile in prima italiana con "L’Etang", seguita dal nuovo progetto degli svizzeri Trickster-p. Due gli appuntamenti firmati da Radio Raheem. Mentre per i ragazzi degli anni Novanta, da segnarsi in agenda il 13 marzo con il ritorno dal vivo dei Casino Royale. E che la voce di Alioscia provi finalmente ad illuminare questi tempi bui. Brividi.