ANDREA SPINELLI
Milano

Intervista a Wrongonyou: "Ormai sto bene solo"

Album e videoclip girati rigorosamente nei locali milanesi chiusi: questa è la mia seconda casa, voglio dare un segnale

Wrongonyou, al secolo Marco Zitelli, trent’anni

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Milano - E scusa se… Nel nuovo singolo “Solow” Wrongonyou ha il cuore "in granelli" e sogna l’Honduras, ma sogna pure di nuovo viva e vitale quella sala del Magnolia dove ha ambientato il videoclip del brano. In visione da lunedì. "Ho provato impressione nel cantare in un Magnolia privo di vita (e di prospettive) trasformato in cantiere" spiega Wrongonyou, al secolo Marco Zitelli, trent’anni. "Per dare un’idea dei tempi che stiamo vivendo, meglio utilizzare un’ambientazione di quel tipo che un parco dove la vita scorre più o meno come prima". Intanto il cantante di Grottaferrata trapiantato a Milano, vincitore della gara fra le Nuove Proposte e del Premio della Critica all’ultimo Festival di Sanremo, torna oggi a respirare l’aria di casa partecipando al concertone del Primo Maggio, in diretta su RaiTre.

L’ultimo album “Sono io” l’ha presentato nei locali del Santeria di viale Toscana, il videoclip di “Lezioni di volo” l’ha girato a Volandia, museo dell’aviazione a Malpensa, quello “Solow” al Magnolia. "Vivendo ormai da anni a Milano, è una seconda casa. E l’idea di riaprire un museo o un locale, anche solo per delle riprese, m’è sembrato un segnale che meritava d’essere lanciato. Nell’attesa di quella ripartenza dell’attività live che, salvo sorprese, sarà il concerto il 29 novembre alla Santeria Toscana".

Perché ha scelto “Solow” come nuovo singolo? "Perché completa il senso dell’ultimo album. ‘Sono io’ parla di me, dei miei alti e bassi, ma un aspetto che non avevo trattato abbastanza è quello della solitudine e il nuovo pezzo, dietro la facciata accattivante, affronta questo argomento. D’altronde l’animale che amo di più è proprio uno dei più solitari per eccellenza: quell’orso che porto tatuato pure sull’avambraccio. Prima ero uno sempre in cerca di compagnia, uno che sentiva salire l’ansia ogni volta faceva rientro a casa. Chissà, forse si trattava di un retaggio che mi portavo dietro da quando i miei hanno divorziato e mi sono ritrovato solo".

Immaginabili gli effetti del lockdown. "Può sembrare paradossale, ma la quarantena m’ha salvato la vita. Costringendomi a fare i conti con me e a scoprire che si può stare bene pure con sé stessi, l’isolamento mi ha tolto l’ansia".

La “w” finale di “Solow” è un gioco di parole? "Sì, perché in inglese ‘so low’ significa ‘così giù (di morale)’, mentre in italiano quella ‘w’ può alludere all’iniziale del mio nome d’arte".

Lei è uno dei 18 artisti del Festival presenti oggi sul palco dell’Auditorium di Roma. Tantissimi. Ma è Sanremo che s’è mangiato il Primo Maggio o viceversa? "Sanremo ha aperto un po’ più la porta a cose nuove accogliendo così artisti che prima magari si esibivano solo al Primo Maggio. Pure io sono passato prima dal palco di Piazza San Giovanni e poi da quello dell’Ariston. Diciamo che, soprattutto in quest’ultima edizione, la distanza tra la canzone ‘sanremese’ e quella che va in radio o sul web s’è molto ridotta. Orietta Berti, la miglior voce ascoltata quest’anno al Festival, ha cantato da Dio un pezzo molto classico, ma aveva accanto ragazzi in cammino verso molte altre altre direzioni".