C’è una regione che sembra essere stata dimenticata dal dibattito politico italiano: quella della Libia. Primo porto di uscita dei migranti che transitano in Italia, la Libia è oggi, nuovamente, una terra di nessuno: in preda ad un potere politico frammentato tra leader e tribù. Solo poche settimane fa, l’Italia, nel silenzio generale, ha sospeso l’accordo di formazione per le vedette libiche che sorvegliano il Mediterraneo, mantenendo, però, il supporto delle stesse. La Libia rimane un crocevia cruciale per l’Italia, e l’instabilità politica, unita ad un possibile disinteresse delle forze italiane (impegnate sul fronte politico e militare dell’Ucraina) potrebbe offrire a Putin un ampio spazio di manovra, garantendo la possibilità di trasformare la Libia in un’arma contro l’Italia.
Un Paese fragile e frammentato, è facilmente influenzabile sul fronte politico ed economico: il mancato controllo delle coste può generare flussi impossibili da gestire per lo Stato italiano, sia da un punto di vista militare, che politico. L’Italia, al contrario della Spagna o dell’Australia, non attacca militarmente le imbarcazioni dei migranti e una scelta di questo tipo sarebbe difficilmente accettabile dalla Chiesa Cattolica, ancora fortemente d’influenza nella sfera politica del Paese. Non solo, oltre al rischio di immigrazione incontrollata, con conseguenze politiche, sanitarie e di risorse, la Libia può trasformarsi nella perfetta “palestra” per i gruppi armati privati di mercenari attivi nella regione del Sahel (come il Gruppo Wagner) che si sospettano coinvolti nella guerra contro l’Ucraina, proprio per volere delle forze armate russe.
Non a caso, anche il governo Spagnolo ha allertato la NATO di un possibile coinvolgimento russo in Libia. Intanto, la Libia aspetta le nuove elezioni, attese dal 2018, in un contesto politico-economico drammatico, con problematiche sociali ed infrastrutturali ingenti: tra black out, mancanza di risorse, e costanti violazioni dei diritti umani nei centri di detenzione del Paese. Gli incontri di NATO e G7, dovrebbero sciogliere alcuni dei nodi principali: come la data di elezioni e il futuro del Paese, nel contesto geopolitico. Un ruolo chiave lo avranno Paesi come Turchia (membro NATO) ed Egitto, già da tempo impegnato in relazioni diplomatiche con il Paese. Il futuro della Libia, riguarderà anche l’Italia.