Barcellona - Un nuovo giallo internazionale sembra profilarsi come un'ombra sulla diplomazia americana. Le ultime parole di John McAfee, l’informatico statunitense trovato morto in cella a Barcellona mercoledi’ scorso, non erano quelle di un suicida. Janice, vedova del settantacinquenne, nelle sue prime dichiarazioni alla stampa dopo la morte del marito, smentisce che McAfee possa essersi tolto la vita, come e’ invece ritenuto probabile dalle autorita’ iberiche.
“Le sue ultime parole erano state: “ti amo e ti chiamero’ stasera“, queste non sono espressioni di qualcuno che sta per suicidarsi”, ha detto Janice McAfee ai cronisti fuori dal penitenziario, dove si e’ recata per recuperare gli effetti personali dell’inventore dell’antivirus che porta il suo cognome. La vedova non ritiene plausibile che il programmatore si sia ucciso in seguito al primo via libera della Spagna all’estradizione negli Stati Uniti, dove era ricercato per frode fiscale.
“Eravamo preparati per quella decisione e avevamo gia’ un piano d’azione per presentare appello”, ha spiegato la trentottenne, “ritengo le autorita’ degli Stati Uniti responsabili di questa tragedia. A causa di queste accuse politicamente motivate contro di lui, mio marito ora e’ morto”. Il 20 giugno, tre giorni prima della morte di McAfee, Janice aveva asserito che “le autorita’ Usa sono determinate nel volere che John muoia in prigione per farne un esempio di che succede a esporsi contro la corruzione delle agenzie governative”.
A stimolare le ricostruzioni piu’ ardite sono inoltre alcuni vecchi tweet di McAfee. In uno risalente al 15 ottobre, poco dopo il suo arresto a Barcellona, l’informatico scriveva: “Sono contento qui, ho amici, il cibo e’ buono, va tutto bene. Sappiate che se mi impicco, alla Epstein, non saro’ stato io”. In un altro tweet, risalente a un anno prima, McAfee affermava di aver ricevuto messaggi da funzionari Usa pronti a venire a “suicidarlo”. McAfee si riteneva nel mirino per aver piu’ volte denunciato la sorveglianza informatica praticata dai governi sui cittadini a loro insaputa.
L’informatico sosteneva di essere in possesso di dettagli su infiltrazioni di funzionari governativi nelle aziende informatiche per inserire codici fantasma e backdoor in software e dispositivi che sarebbero poi stati adoperati per spiare i soggetti che li avrebbero utilizzati. In un altro tweet, due anni fa, McAfee aveva promesso che un dossier con tutti i dettagli a sostegno delle sue accuse sarebbe stato pubblicato dopo il suo decesso. Per i risultati dell’autopsia, fanno sapere intanto da Barcellona, potrebbero servire giorni. O, forse, settimane.