A cinque giorni dalle esplosioni nei gasdotti Nord Stream 1 e 2 nel mar Baltico, che hanno sprigionato nell'aria 80mila tonnellate di metano, ecco le prime e allarmenti ipotesi su quanto è accaduto il 26 settembre scorso a largo dell'isola danese di Bornholm, tra Danimarca e Svezia. Fonti di intelligence, citate dalla rivista tedesca Spiegel, ritengono che i gasdotti siano stati colpiti in quattro punti da esplosioni con 500 chili di tritolo, l'equivalente della potenza esplosiva di una bomba di aereo. Gli investigatori tedeschi hanno effettuato letture sismiche per calcolare la potenza delle esplosioni.
Ma chi avrebbe piazzato le bombe a 80 metri di profondità?. Potrebbero essere stati i robot teleomandati di manutenzione che operano all'interno della struttura del gasdotto durante lavori di riparazione. E' l'opinione degli esperti riferita dal quotidiano inglese Guardian. "Se questa teoria si rivela corretta, la natura sofisticata dell'attacco e la potenza dell'esplosione aggiungerebbero peso ai sospetti che gli attacchi siano stati effettuati da un potere statale, con il dito puntato contro la Russia".
Nelle prossime ore, intanto, subacquei o robot telecomandati potrebbero essere in grado di visitare i siti dove si sono veirificate le perdite che hanno prodotto la gigantesca nube di metano che ora insiste sui cieli di mezza Europa, senza tuttavia generare allarme per la salute delle persone dato che il metano si sta rarefando nell'aria. Ma da Helsinki arriva un monito: secondo l'agenzia finlandese per l'ambiente (Syke), il bacino danese di Bornholm è la più importante discarica di armi chimiche nel Mar Baltico. In una nota la Syke afferma che "è probabile che l'effetto delle perdite di gas sulle armi chimiche sia minimo, poiché sono sepolte a diversi chilometri ma gli effetti sono ancora incert"». L'agenzia ha dichiarato che continuerà a indagare sulla questione insieme all'Istituto del Trattato di proibizione delle armi chimiche presso l'Università di Helsinki. Lo riportano i media finlandesi.