Terremoto politico in Tunisia, la nazione del Nord Africa dove oggi sono divampate accese proteste di piazza contro il governo, considerato dai manifestanti responsabile della cattiva situazione economica e sanitaria del Paese (uno dei più colpiti dal Covid nel continente). In serata il presidente della Repubblica tunisina Kais Saïed, al termine di una riunione d'urgenza con i vertici della sicurezza e delle forze armate, ha annunciato in un video, in base all'articolo 80 della Costituzione, di congelare i lavori del Parlamento e revocare l'immunità di tutti i deputati.
Sempre in base all'articolo 80 Saied ha fatto sapere di aver licenziato il premier Hichem Mechichi e di porsi temporaneamente alla guida di un esecutivo, prima della nomina di un nuovo capo di governo. La decisione arriva nella giornata del 64esimo anniversario della proclamazione della Repubblica tunisina, in coincidenza del quale sono state organizzati presidi, cortei e manifestazioni di protesta contro l'operato dell'esecutivo Mechichi. In seguito alle parole di Saied, fanno sapere fonti da Tunisi, parte della popolazione si è riversata nuovamente in strada, fra scene di giubilo, slogan scanditi ad alta voce, colpi di clacson e fuochi d'artificio.
E su quello che si configura come una sorta di "colpo di stato", seppur organizzato - a quanto sembra, date le prime notizie - con il coinvolgimento diretto della massima autorità di rappresentanza della Republica tunisina c'è già un retroscena. Risalgono già alla scorsa primavera, infatti, le voci su un piano per rovesciare il governo tunisino e dare al presidente, Kais Saied, il pieno controllo delle istituzioni. Era il 24 maggio quando il portale specializzato Middle East Eye era entrato in possesso di un documento datato 13 maggio ed etichettato come "assolutamente top secret" che conteneva nel dettaglio il piano con cui Saied intendeva prendere il potere.
Il presidente avrebbe convocato un vertice urgente del Consiglio di Sicurezza Nazionale e proclamato una "dittatura costituzionale" che avrebbe "concentrato tutti i poteri nelle mani del presidente". Tutte le autorità che avrebbero partecipato all'incontro, inclusi il primo ministro Hichem Mechichi e il presidente della Camera, Rached Ghannoichi, sarebbero stati arrestati, scrive Middle East Eye. A quel punto Saied avrebbe annunciato l'applicazione del capitolo 80 della costituzione, che gli consente di prendere il potere in caso di emergenza nazionale. Uno scenario non troppo differente da quello che sembra essersi realizzato, anche se la situazione è ancora in evoluzione.
Dopo l'annuncio del presidente si sono levate anche voci contrarie alla svolta. "Le istituzioni sono ancora al loro posto, i sostenitori di Ennahda e il popolo tunisino difenderanno la rivoluzione": questo ha detto il presidente della Camera tunisina, Rashed Ghannouchi, esponente del partito islamista Ennahda, lo stesso del primo ministro esautorato dal presidente Saied.