Dopo mesi è finito l’Aventino delle opposizioni. C’è voluto mezzo anno, 6 mesi giusti, passati tra scontri e accuse incrociate, ma alla fine si è trovata una mediazione e i rappresentanti delle minoranze sono tornati a sedere nel consiglio comunale, da cui si erano ritirati a metà maggio scorso in segno di protesta contro il nuovo regolamento dell’assemblea, votato dalla maggioranza di centrodestra, bollato come un "bavaglio" lesivo degli spazi di discussione e di democrazia.
A sbloccare la situazione, dopo settimane di trattative, è stato l’accordo raggiunto su alcune modifiche di compromesso al testo del regolamento finito nel mirino. Ora l’intesa trovata tra maggioranza e opposizioni dovrà essere siglata ufficialmente dallo stesso consiglio comunale, probabilmente la prossima settimana, ma il rientro in aula dei rappresentanti di Pd, Listone, delle civiche Vivi Lissone, Lissone al Centro, Riformisti per Lissone e della lista Prima Lissone guidata dall’ex sindaco leghista Fabio Meroni è cosa fatta.
Le minoranze si sono già presentate tra i banchi l’altro giorno, nell’ultimo consiglio, e ora torneranno a farlo con regolarità. Non che tutti gli strappi siano stati sanati: lo confermano gli esponenti del Listone, che sottolineano come "sì, siamo rientrati, ma vogliamo precisare che resta comunque una evidente frattura" rispetto a quella che hanno percepito come una forzatura antidemocratica. "Siamo sempre convinti che il nuovo regolamento così come è sia profondamente sbagliato – dicono – ma siamo tornati in aula perché abbiamo accettato una mediazione, applicando il buon senso". Nel mirino erano finiti il taglio dei tempi a disposizione per gli interventi e quello del numero di consiglieri autorizzati a parlare in sede di comunicazioni, limitazioni vissute come una restrizione degli spazi di discussione.
Contro queste decisioni era scattato l’Aventino delle minoranze, che per 6 mesi non hanno più partecipato né ai consigli comunali né alle commissioni in municipio. C’erano state poi una petizione, battezzata “Sulle regole non si scherza“, firmata da 644 lissonesi, una lettera al prefetto, due sedute di un vero e proprio “controconsiglio“ alternativo e mozioni per emendare parti specifiche del regolamento.