STEFANIA TOTARO
Cronaca

Monza, violenza sessuale nella soffitta degli orrori: indagini chiuse

Sotto accusa un ragazzo che avrebbe approfittato di due minorenni, una delle quali era stata poi costretta ad abortire

Abusi

Abusi

La Procura ha firmato la conclusione delle indagini sul 27enne che avrebbe violentato nel solaio della nonna due ragazze quando erano minorenni 7 e 6 anni fa e che dal carcere è tornato all’obbligo di dimora a Cavenago Brianza dove vive e al divieto di avvicinamento a meno di 300 metri, e con qualsiasi mezzo anche telematico, alle due presuntevittime.

S.M. era scampato alla prima querela per violenza sessuale presentata nel 2015 da una 17enne e poi archiviata per mancanza di prove. L’anno scorso però un’altra vittima ha confidato di essere stata abusata dallo stesso giovane 5 anni fa quando aveva 16 anni e loro l’hanno convinta a presentare denuncia. Gli inquirenti hanno notato le somiglianze con la precedente querela e l’hanno ripescata. Identica la soffitta degli orrori, con un divano e una teca con dentro un’iguana e con la presenza di attrezzi sportivi e da lavoro, dove le ragazze hanno raccontato di essere state portate dall’allora con la scusa di fare due chiacchiere sulle rispettive situazioni sentimentali e che poi si è scoperto appartenere all’abitazione monzese della nonna del giovane. Identica la presunta aggressione, in un caso non portata completamente a termine per la forte reazione di una delle minorenni. Accuse sempre negate dal 27enne, che dopo la notifica della conclusione delle indagini preliminari potrebbe farsi interrogare o presentare memorie difensive in Procura in vista dell’eventuale richiesta di rinvio a giudizio. Il giovane aveva violato il divieto di avvicinamento alle ragazze cercando di contattarne una per interposta persona e per questo la pm monzese Sara Mantovani aveva chiesto e ottenuto per lui la custodia cautelare in carcere, revocata dal giudice dopo che le due presunte vittime, entrambe costituite parti civili, sono state sentite al Tribunale di Monza in incidente probatorio per confermare la loro ricostruzione delle accuse. Nell’ordinanza cautelare, dove l’indagato viene ritenuto un "aguzzino seriale", emergono i racconti di altre ragazze: una che aveva ricevuto lo stesso invito ma non aveva accettato perché non le era piaciuto il tono con cui aveva portato avanti la chat con lei, altre due minorenni rimaste incinte (una di loro a soli 14 anni è ricorsa all’interruzione della gravidanza) sostenendo che S. diceva di essere sterile e che quindi con lui si poteva fare sesso tranquilli.