
Daniele e Roberta Ciceri hanno presentato ricorso insieme al figlio Riccardo
Aicurzio, 9 aprile 2025 – L’inserimento è stato graduale: dalle 9 fino alle 12 la prima settimana, fino alle 14 la seconda e fino alle 16 dalla terza in avanti. Riccardo trascorre questo tempo con altri 12 ragazzi, pranza con loro, insieme a loro decide quanta e quale spesa fare, quali piatti preparare: nei giorni scorsi ha cucinato la carbonara per tutti. Ma questo è solo l’inizio. Altre tappe scandiranno il suo percorso, altre attività e altre esperienze si alterneranno nelle sue giornate. Tutte con lo stesso obiettivo: la conquista di una vita autonoma, di quell’emancipazione e quell’indipendenza alla quale hanno diritto tutti, nessuno escluso.
L’approdo sospirato
Riccardo ha 28 anni, convive con una disabilità cognitiva e ha intrapreso il suo percorso al Servizio di Formazione all’Autonomia (SFA) di Casa Stella, a Concorezzo. La strada per arrivare fino a qui è stata a dir poco accidentata, le porte di Casa Stella gli sono state chiuse per mesi. Perché? Perché spesso, quando si tratta di disabilità, pare che tutto sia incerto, tutto debba essere negoziato, tutto possa essere concesso o negato a seconda delle circostanze. Così non è.
Ad aprire a Riccardo le porte di Casa Stella è stata un’ordinanza del Tar. Nell’esaminare il ricorso presentato dallo stesso Riccardo insieme ai genitori, Daniele e Roberta Ciceri, i giudici amministrativi hanno ritenuto ci fossero gli estremi per un atto con effetto immediato, in attesa dell’udienza di merito del 28 aprile. Dall’altra parte, il Comune di Aicurzio, dove Riccardo risiede con la famiglia.
L’antefatto si era raccontato il 17 ottobre. In sintesi, il 7 agosto 2024 la Giunta comunale di Aicurzio aveva approvato una delibera con la quale la stessa amministrazione comunale si impegnava a coprire solo il 30% della retta mensile dei Centri Socio Educativi e dei Servizi di Formazione all’Autonomia, lasciando il restante 70% a carico delle persone con disabilità e delle famiglie. Detto altrimenti: un ribaltamento dell’istituto della compartecipazione.
In base alla delibera, ad Aicurzio non sarebbero state le famiglie a compartecipare alla spesa del Comune ma il Comune a compartecipare alla spesa delle famiglie. “Negli ultimi 10 anni – aveva spiegato Matteo Baraggia, sindaco di Aicurzio – la sola spesa per l’educativa scolastica è passata da 70mila a 270mila euro all’anno. Di fronte a questo smisurato aumento della spesa abbiamo dovuto mettere dei freni ad alcuni servizi sociali e non solo”.
La scelta di ricorrere
Non è tutto, la delibera in questione, nel definire questa ripartizione delle rette, non teneva in alcun conto l’Isee sociosanitario, che è il criterio discriminante proprio per stabilire la quota a carico della persone con disabilità. Nel caso di Riccardo l’Isee sociosanitario è vicino allo zero.
Infine Baraggia aveva fatto sapere che non era possibile firmare una convenzione con Casa Stella per motivi burocratico-legali. Da qui la scelta della famiglia di Riccardo di fare ricorso al Tar affidandosi all’avvocato Laura Andrao, specializzata nella tutela dei diritti delle persone con disabilità.
“Mio figlio – aveva rimarcato Daniele Ciceri – ha l’abilitazione al lavoro e delle autonomie che deve poter consolidare e sviluppare. Ha il diritto di rendersi il più possibile autonomo”. “Non è corretto chiedere un contributo alle famiglie, l’unico contributo che può esserci, in questi casi, è quello della persona con disabilità, ma non a fronte di un Isee sociosanitario vicino allo zero – aveva sottolineato Andrao –. Il Comune di Aicurzio si sta rendendo protagonista della mancata presa in carico del ragazzo”. Tesi che il Tar ha accolto in pieno.
Le motivazioni dell’ordinanza
Fatto salvo il diritto del Comune di Aicurzio di presentare ricorso, l’ordinanza dei giudici amministrativi è chiarissima: dispone l’annullamento dei provvedimenti varati dal Comune e l’ingresso di Riccardo allo SFA. Secondo il tribunale la delibera della Giunta comunale “è lesiva” degli interessi del ragazzo. “Sia la limitazione della copertura comunale della retta ad una quota pari al 30%, fissata prescindendo del tutto dall’Isee dell’aspirante beneficiario, sia l’esclusione della struttura Casa Stella dalle strutture presso le quali il Comune ha previsto il possibile inserimento per la formazione all’autonomia appaiono – si legge nell’ordinanza – affette dai vizi dedotti dagli esponenti, con particolare riguardo a quelli che fanno leva sulla violazione di legge e sul difetto di motivazione”.
“L’ordinamento – si sottolinea nel dispositivo – pone direttamente in capo ai Comuni l’obbligo di pagamento delle rette connesse alle prestazioni sociosanitarie di carattere residenziale rese da terzi in favore dei loro residenti (...) in base alla normativa Isee”.
Ma non solo: “Il cittadino – si evidenzia in un altro passaggio – è libero di scegliere la struttura socio sanitaria cui affidarsi”. Ora, in attesa dell’udienza di merito, la parola d’ordine per la famiglia di Riccardo e per l’avvocato Andrao è “continuità”: “La convenzione con Casa Stella deve andare ben oltre luglio, non ci sono ragioni perché questo non avvenga. Ed è ora di avviare la stesura del progetto di vita di Riccardo”.