C.B.
Cronaca

"Aiutateci a salvare l’ex cinema Corallo"

La preghiera e la promessa del parroco: "Pronto a concederlo in comodato gratuito a chi paga il restauro"

L’ex cinema Corallo in via Lecco è di proprietà della parrocchia Dagli anni ’80 è abbandonato al degrado

L’ex cinema Corallo in via Lecco è di proprietà della parrocchia Dagli anni ’80 è abbandonato al degrado

Monza – Dopo anni di lamentele è stata installata una telecamera e il servizio di pulizia comunale arriva anche al pronao della chiesa, trasformato da tempo in un bivacco durante la notte. A raccontarlo è don Massimo Gaio, parroco di San Gerardo. "Ai giovani la società non offre niente di interessante – commenta – perciò si crea la “Comunità del pronao“. Da noi come in Duomo o a San Biagio. Non sono ragazzi della zona o dell’oratorio, ma giovani e adulti provenienti da fuori che arrivano alle 22.30, si fermano a bere e bivaccare e poi trascorrono lì tutta la notte". Ma a San Gerardo c’è anche un problema di aree dismesse. Come l’ex cinema e teatro Corallo, di proprietà della parrocchia, abbandonato da tempo.

Una ventina d’anni fa il patron dei cinema monzesi, Francesco Cardin, avanzò l’ipotesi della ristrutturazione, per organizzare rassegne di cinema d’essai e in lingua originale, ma i lavori costavano troppo. Oggi sono molte le associazioni che cercano spazi. Restaurare il vecchio cinema aiuterebbe tante realtà. "Volendo ben guardare, anche gli affreschi ottocenteschi della nostra chiesa necessiterebbero di un restauro, ma è molto difficile vincere i bandi di concorso pubblici – l’amarezza di don Massimo –. Quanto al cinema Corallo, è davvero un peccato lasciarlo all’abbandono. Se qualcuno fosse disponibile a restaurarlo, glielo lascerei in comodato d’uso gratuito. Quei locali sono fermi agli anni ‘80, come la chiesetta sconsacrata e le aule del catechismo. Abbiamo rifatto il tetto per ragioni di sicurezza, ma i locali all’interno non sono a norma per l’affitto e l’utilizzo. Il teatrino era bellissimo, simile a quello di Triante, ora usato come magazzino per mobili e letti per le famiglie in difficoltà". Don Massimo è il quinto parroco passato nel quartiere dagli anni ‘80.

Ricorda che nel tempo in tanti hanno visitato il notevole patrimonio immobiliare, ma facendo i conti di quanto occorre per la ristrutturazione, tutti si sono poi tirati indietro. Don Massimo sottolinea anche come il quartiere stia diventando sempre più multietnico, popolato anche da etnie di religione cattolica, filippini, ucraini, moldavi, polacchi ma che faticano a inserirsi nel tessuto del quartiere e della parrocchia e vanno più volentieri nella chiesa spagnola di Milano: "È evidente da un lato la fatica di accogliere e dall’altro quella di chi non si lascia valorizzare".