ALESSANDRO SALEMI
Cronaca

Anche la Brianza arranca. Cgil in corteo a Cederna: "Non c’è politica industriale"

Monza, il segretario Palvarini: aumentano precarietà e cassa integrazione

La Cgil ha sfilato da via Premuda al cuore del quartiere Cederna «Anche in Brianza tanti settori in crisi»

La Cgil ha sfilato da via Premuda al cuore del quartiere Cederna «Anche in Brianza tanti settori in crisi»

La Cgil in corteo per l’emergenza lavoro. Ieri per le vie di Monza est, a partire dalla sede Cgil di via Premuda fino al cuore del quartiere Cederna, il sindacato ha sfilato per richiamare l’attenzione sulle difficoltà che la Brianza sta vivendo oggi nell’industria e in generale nel mercato lavorativo. "Anche in Brianza la crisi industriale è una realtà da almeno due anni – afferma il segretario generale di Cgil Monza e Brianza, Walter Palvarini –, aumentano precarietà, cassa integrazione, infortuni e il lavoro povero. Sono tanti i fronti su cui intervenire. Nell’edilizia occorre che siano i committenti a rispondere di quello che avviene nei cantieri delle ditte in subappalto. Nel settore produttivo cresce l’incertezza e non c’è politica industriale da parte del governo". Poi il richiamo ai 5 referendum per i diritti del lavoro e per la cittadinanza dell’8 e 9 giugno. "Anche per la Brianza sarà fondamentale l’esito di queste votazioni: con le abrogazioni che chiediamo possiamo rendere il lavoro più stabile e sicuro – continua Palvarini –. Sta aumentando il lavoro grigio e i contratti a tempo indeterminato sono la minoranza".

A essere in crisi è soprattutto il settore metalmeccanico, ma "ci sono comparti in difficoltà anche nel tessile, nel chimico, nel legno e nella cartotecnica". "Abbiamo vertenze aperte per la situazione della St di Agrate, per cui avremo l’incontro con il governo il 3 aprile – afferma Pietro Occhiuto, segretario Fiom Cgil di Monza e Brianza –. Poi c’è una situazione pesante dell’automotive in Brianza. È un settore che qui ha oltre 10mila occupati e un alto know-how. Ci vuole una politica industriale che investa risorse per rilanciarlo. Bisogna tornare a fare prodotti finiti in Italia".

A.S.