Agrate Brianza (Monza), 23 aprile 2024 - Nessuno rinuncia alla prescrizione per la presunta turbativa d'asta di appalti per 27 milioni di euro sulla fornitura di macchinari per la cura del cancro. È il colpo di grazia inferto al processo al Tribunale di Monza che vede ben 26 imputati a vario titolo per un'inchiesta della Guardia di Finanza che nel 2015 aveva portato a quattro arresti e che da Milano era tornata per il giudizio a Monza per competenza perché tutto è partito dalla "Elekta spa", multinazionale svedese con sede operativa ad Agrate Brianza.
Al processo sono parti civili, oltre a Elekta stessa, Istituto nazionale dei tumori di Milano, Policlinico San Matteo di Pavia, Azienda sanitaria di Lecce, Azienda ospedaliera Santa Maria di Terni e altre ancora. A fare partire l'inchiesta una email che parlava di accordi con i manager della Elekta per una gara d'appalto da circa 2 milioni di euro dell'Istituto nazionale dei tumori di Milano per un acceleratore lineare per radioterapia, trovata da uno dei responsabili della gara, che aveva presentato una denuncia.
Secondo l'accusa, l'azienda agratese era in grado di presentare offerte "perfette" circa i requisiti tecnici richiesti per le forniture degli apparecchi medici quindi, anche se non erano le più vantaggiose economicamente, riuscivano a sbaragliare la concorrenza. Nessuna prova di tangenti (ovvero passaggi di denaro), infatti l'accusa di corruzione non è contestata, bensì un sistema escogitato di "ricompense" sotto forma di borse di studio finanziate da Elekta ed erogate dagli istituti e dagli ospedali e inviti a partecipare a convegni. Un sistema per fare leva anche sulla collaborazione degli appaltanti, disposti secondo l'accusa a mostrare le offerte per gli appalti presentate dai concorrenti perché potessero venire sistemate attraverso simulazioni. Accuse negate dagli imputati. Ma nessuno di loro ha rinunciato al colpo di spugna giudiziario perché convinto di ottenere una sentenza di assoluzione.